LA CASA CANONICA DI CARIFE, OVVERO STORIA DI UN’USURPAZIONE ABUSIVA

I lavori di costruzione della Casa Canonica di Carife furono iniziati, dall’Abate Don Rocco Paolo Salvatore nel 1931, l’anno successivo al terremoto del 23 Luglio 1930, meglio conosciuto come Terremoto del Vulture, che fece molti danni anche nel nostro Comune. Chi volesse saperne di più può andare nel sito Internet dell’Istituto Luce, seguendo le istruzioni e digitando “Terremoto del Vulture”; apparirà anche la voce CARIFE e sarà possibile vedere un filmato muto, in cui sono documenti i danni subiti dal Paese e l’inizio della ricostruzione, compresi i lavori delle Casette asismiche, ancora in piedi dopo altri due terremoti (1962 e 1980).
L’Abate Rocco Paolo Salvatore nacque a Carife, in Strada Largo della Grancia, il 5 Agosto 1866 da Giovanni, figlio di Onofrio, di anni 40 e da Maria Salvatore di Vito, anch’essa di anni 40. Era cugino del Dr. Paolo Salvatore. Fu anche valentissimo Professore di Lettere e per più anni anche consigliere comunale.
Gli anziani ricordano che in Chiesa era molto severo ed intransigente, specialmente nel volere che le donne sedessero tra i banchi separate dagli uomini e a capo coperto.
Nel corso del suo apostolato abbellì ed arricchì notevolmente la nostra Collegiata. In particolare, nel corso del 1933, fece costruire anche con una sottoscrizione pubblica ben tre altari simili, opera evidentemente dello stesso artigiano: l’altare di Sant’Antonio, quello di San Francesco e quello della Cappella del Santissimo e del Rosario.

L’Abate Rocco Paolo Salvatore morì il 10 Marzo 1947 e divenne Abate Vicario Don Angelo Maria Mirra. Nel 1948 diventò Abate Don Vincenzo Tedeschi.
Si racconta che quando l’Abate Salvatore stava per arrivare in Chiesa era preceduto sempre da un suo affezionatissimo cagnolino: i fedeli in attesa si zittivano immediatamente…
Mentre si costruiva la Casa Canonica si scoprì che erano stati occupati abusivamente ben 107 metri quadrati di area demaniale. Ne nacque un contenzioso che, stando alla documentazione da me consultata e letta, durò più di quattro anni. La corrispondenza e gli atti documentano i toni aspri usati dal Podestà di Carife e dall’Ufficio Pontificio Case Parrocchiali – Sezione Lavori Terremoto (1930, n. d. r. ), in persona dell’Incaricato Fiduciario della Santa Sede, il Cavaliere Arturo Abbondanza. Le parti in causa, nonostante l’intervento anche della Regia Prefettura di Avellino, stentarono non poco a trovare un accordo, che fu raggiunto solo nel corso del 1936.
Nel frattempo il Podestà elevò anche una contravvenzione per lavori di riparazione alla copertura della Collegiata, il cui inizio non era stato comunicato al Comune, né erano stati autorizzati dalla Commissione Edilizia Comunale. La Santa Sede, come vedremo in seguito, si rifiutò di pagare la contravvenzione.
Alla fine, ma solo nel 1936, l’accordo fu finalmente raggiunto: furono versate 5.000 lire per l’area demaniale occupata, e con tale somma il Comune sistemò più decorosamente Piazza San Giovanni.

La Casa Canonica di Carife, indecorosamente addossata alla Chiesa Collegiata S. Giovanni

La Casa Canonica di Carife, indecorosamente addossata alla Chiesa Collegiata S. Giovanni

La Casa Canonica è ancora lì e costituisce un gravissimo oltraggio alla purezza della facciata della nostra Chiesa Collegiata: sembra proprio una baracca (a Carife diremmo “’na pagliera”) poggiata ed addossata indecorosamente ed indecentemente sul lato sinistro di essa.

FACCIATA DELLA NUOVA CASA CANONICA SULLA VIA CAMPANILE

FACCIATA DELLA NUOVA CASA CANONICA SULLA VIA CAMPANILE

Ma esaminiamo ora la documentazione e gli atti presenti nell’archivio del nostro Comune.
Subito dopo aver appreso dell’usurpazione o occupazione abusiva da parte del Parrocco Pro-tempore della Collegiata, Don Rocco Paolo Salvatore, il Sig. Probo Abbondanza dell’Ufficio Pontificio delle Case Parrocchiali – Sezione terremoto (Del 1930, n. d. r. ) – distaccato ad Ariano Irpino, firmò per il fratello Arturo, Incaricato della Santa Sede di stanza a Gatteo (Forlì), una nota, che inviò a mezzo raccomandata al Podestà di Carife.
La nota, inviata in risposta ad una segnalazione del Podestà, reca la data del 25 Agosto ed il n. 981 di Protocollo e risulta protocollata presso il Comune di Carife al n. 1764 del 27 Agosto dello stesso anno.
La trascriviamo integralmente:
“A riscontro della lettera in data 2.8.1932, N° 1585 e della sollecitatoria del 22 Corr. N° 1737.
Presa in esame la questione riguardante l’occupazione di suolo demaniale sul quale si sarebbe costruita la nuova casa parrocchiale di CARIFE, al fine di addivenire ad una soluzione amichevole, offriamo il prezzo di L. 40 (quaranta) per ogni metro quadrato di suolo effettivamente occupato, prezzo questo esorbitante per la località e che perciò deve considerarsi, in parte, come contributo di quest’Ufficio per la sistemazione che andrà a fare il Comune del piazzale avanti la Chiesa.
Siamo certi che la predetta nostra offerta sarà pienamente accettata da parte della S. V. Ill.ma e quindi teniamo a disposizione l’importo complessivo dell’occupazione, per essere versato non appena espletate tutte le pratiche amministrative di rito e verrà stipulato l’atto pubblico di cessione.

In attesa di riscontro, distintamente salutiamo.

p. L’Incaricato della S. Sede

Firmato Probo Abbondanza”.

Foto della nota agli atti del Comune di Carife

Foto della nota agli atti del Comune di Carife

Il Vice Podestà del Comune di Carife, l’Avv. Pietro Grimaldi, ritenendo irrisoria e quasi offensiva la cifra proposta ed offerta dall’Ufficio Case Parrocchiali di Ariano Irpino, scavalcando l’ufficio regionale, scrisse una lettera molto risentita direttamente a Monsignor Spirito Maria Chiappetta, responsabile presso la Santa Sede dell’Ufficio Case Parrocchiali.
Ecco il testo della nota:
“N. Protocollo 1760 Carife, 1° Settembre 1932 – X

Oggetto: Abusiva occupazione di suolo per la costruzione della casa canonica in Carife.

Ing. Monsignor
Spirito Maria Chiappetta
Ufficio Case Parrocchiali
Stato Pontificio

Mi rivolgo a V.E. (sorpassando l’organo amministrativo regionale di Ariano Irpino) per la importanza e gravità del caso che vado ad esporre:
Nella costruzione della casa canonica, in questo Comune, è stata occupata illegalmente un’area di metri quadrati 107. Tale area – di natura demaniale – era, in maggior parte costituita da strada, su cui veniva esercitato il pubblico transito, ed attigua alla piazza, di cui faceva parte.
Tale abusiva occupazione fu compiuta durante l’Amministrazione straordinaria di un Commissario Prefettizio.
Rilevato l’abuso da parte di quest’Amministrazione ordinaria – soprattutto per la conclamata doglianza del pubblico – è sorta la necessità di guadagnare l’area perduta con la espropriazione (per pubblica utilità) di alcune casette latistanti alla Piazza, la cui spesa si aggira fra le 25 e le 30 mila lire.
Ci siamo perciò rivolti all’Ufficio di Ariano richiedendo un adeguato compenso alla subita perdita ed ai danni derivatine. Ma quell’Ufficio con sua Raccomandata N. 1099 del 25.8 u.s. poste il N. 981 di Prot. Ha creduto di offrire l’irrisoria cifra di £. 40.00 per metro quadrato, che sono sproporzionate al danno sofferto e sono insufficienti ai fini della sistemazione cui siamo costretti di addivenire per le pubbliche necessità.
A dimostrare la irrisorietà del prezzo offerto, relativamente al ristrettissimo ambito di questo abitato, che scarseggia di suoli edificatori, credo doveroso , senza far ricorso ai tantissimi casi di private contrattazioni, di far cenno di due contrattazioni, per cessioni di suoli edificatori, intervenute fra questo Comune ed alcuni cittadini, da cui V.E. potrà rilevare l’alto mercato dei prezzi che si praticano in questo abitato (e ciò indipendentemente dai danni lamentati): !° Con rogito n. 280 del 17 gennaio 1927 per Notar Santoro di Carife, questo Podestà vendeva a Santoro Nicola di Michelarcangelo un’area di suolo pubblico ad uso edificatorio della superficie di metri quadrati venti e centimetri undici alla Via Giuliano di questo abitato per lire novemiladuecento (£ 9.200,00). 2° Con verbale di licitazione privata del 3 febbraio 1927, registratato in Castelbaronia il 21 successivo al n. 306, Mirabella Domenico di Michelarcangelo si aggiudicava un’area fabbricabile, alla strada Cirelli di questo abitato, di metri quadrati ottantacinque e centimetri cinquanta per la somma di £ 9.000,00 (novemila).
Da questi elementi di insospettabile verità (di cui – ad ogni richiesta – ci offriamo di dar copia) V.E. rileverà la sproporzione della fatta offerta!
Ciò premesso, la rigorosa tutela degli interessi del Comune mi avrebbe imposto l’obbligo di adottare provvedimenti legali, anche se odiosi, come l’ordinanza di demolizione per la integrità del demanio comunale, o comunque quant’altro si richiede per la revindica del suolo abusivamente occupato.
Ma – tenuto conto dell’alto fine sociale e religioso a cui si ispira l’opera della Santa Sede con le varie costruzioni, che va compiendo in questa zona terremotata – ho creduto doveroso soprassedere da ogni provvedimento amministrativo nelle vie legali. Ed è perciò che mi permetto rivolgermi direttamente a V.E. – che meglio potrà valutare la delicata situazione in cui verso per la sistemazione di questa delicata pratica – perché mi sia dato il modo di pacificare la pubblica opinione di questi cittadini, che lamentano labusiva occupazione, con un congruo compenso sufficiente e proporzionato ai danni patiti. E tengo a far presente infine che l’intera somma sarà devoluta sia per l’esproprio di alcune casette antistanti alla Chiesa sia per la migliore sistemazione della piazza: il tutto per il maggior decoro della Chiesa medesima.
Vorrà V.E. impartire – ove lo creda – al competente Ufficio di Ariano disposizioni tali che mi evitino il doloroso compito di dovermi avvalere di provvedimenti che la legge mi consente.
Con perfetta osservanza.

Pel Podestà di Carife – Firmato Pietro Grimaldi

La risposta alla nota precedente non tardò ad arrivare: in essa il Cav. Arturo Abbondanza sconfessò in buona sostanza la lettera e la proposta di accordo fatta da suo fratello Probo al Podestà di Carife e sostenne di avere avuto la promessa di assegnazione gratuita del suolo occorrente per la costruzione della Casa Parrocchiale di Carife, direttamente dal Podestà precedente.

Nel fascicolo presente nell’archivio del Comune ci sono queste due planimetrie:

Nel fascicolo presente nell’archivio del Comune ci sono queste due planimetrie:

Nel fascicolo presente nell’archivio del Comune ci sono queste due planimetrie:

Ma chi era questo Monsignore, al quale si rivolge il Podestà Vicario di Carife, chiedendone l’intervento?
Spirito Maria Chiappetta (lui amava firmarsi Chiapetta, con una sola “t”) nacque a Milano il 22 Maggio 1868 da una famiglia assai religiosa. Frequentò l’Università di Padova, laureandosi nel 1894; fu ingegnere ed architetto, occupando un posto di un certo rilievo nel mondo dell’architettura, soprattutto sacra. Fu architetto della Santa Sede durante il pontificato di Pio XI e fu attivo in molte città d’Italia. Grazie alla profonda amicizia che lo legava al Pontefice, con un permesso speciale del Papa, fu nominato sacerdote, ormai all’età avanzata di 56 anni .
Nel 1924 venne chiamato a presiedere la Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Italia in veste di architetto della Santa Sede e, dopo la morte di Pio XI nel 1939, rimase a Roma per qualche anno per poi trasferirsi in Brianza, presso la Villa Sacro Cuore dei Gesuiti di Triuggio, da lui stesso ampliata e restaurata, dove si spegnerà il 1° Luglio del 1948.
Firmandosi “sac. Spirito Maria Chiapetta” progettò molti edifici sacri, principalmente chiese, campanili, altari, monumenti funebri e cappelle, con un gusto volto allo stile gotico.
Qualche giorno dopo l’invio della precedente nota, precisamente il giorno 8 Settembre 1932, arrivò anche da parte dell’Ufficio Pontificio delle Case Parrocchiali – Sezione Lavori terremoto, la risposta alla nota n. 1798 del 1° Settembre dello stesso anno inviata dal Podestà di Carife.
La nota, a firma del Cav. Arturo Abbondanza, incaricato della Santa Sede, protocollata al n. 1927, fu spedita da Gatteo (oggi in provincia di Forlì-Cesena) in data 5 Settembre. Dal tono e dalle parole si capisce chiaramente che si tratta di una specie di paternale o tiratina di orecchie nei confronti del Podestà, reo di rivendicare e di difendere i diritti dei cittadini di Carife.
Leggiamo la lettera di doglianze inviata al Podestà:

“Mi duole immensamente che l’Ill.mo Sig. Podestà uscente non abbia deliberato circa la concessione gratuita del suolo per la già avvenuta costruzione della nuova Casa Parrocchiale di Carife, né abbia alla S. V. Ill.ma notificato l’avvenuta cessione ed il relativo permesso autorizzativo d’inizio di costruzione. Come la S.V. Ill.ma ben conosce, ogni comune avrebbe dovuto contribuire al ripristino delle Chiese per la continuità sacrosanta del culto. Non un soldo fu chiesto, in considerazione delle finanze locali di ogno capoluogo di Comune, ben convinti di ottenere in compenso dalle Autorità costituite ogni e qualsiasi agevolazione al compito restauratore della Santa Sede, apportatrice disinteressata di bene morale e materiale nelle zone duramente colpite dal terremoto del 23 Luglio 1930.

Alla nostra osservazione di proprietà parrocchiale del suolo in contestazione, l’Ill.mo Sig. Podestà uscente tenne a dichiarare che la proprietà era comunale ma che d’altra parte la questione era nulla in quanto che l’amministrazione comunale era ben contenta di cederlo alla Santa Sede, per differenza innanzitutto, e per compenso dell’Opera di consolidamento della Chiesa Madre di Carife. Stante quindi tali promesse. Io son certo che la S.V. Ill.ma non vorrà disconoscere l’operato del Suo predecessore, dettato da nobili sentimenti e a tutto beneficio del culto, prima esigenza della popolazione.
Nella mia qualità d’incaricato della Santa Sede, io faccio appello alla S.V. Ill.ma, di benevolmente riesaminare la presente pratica, e deliberare l’avvenuta cessione gratuita. Il clero ed il popolo glie ne saranno grati e ben riconoscenti.

Con il massimo rispetto ed ossequio

L’Incaricato S. Sede
Firmato Abbondanza”

La nota del Cav. Arturo Abbondanza

La nota del Cav. Arturo Abbondanza

La risposta del Podestà di Carife, l’avv. Pietro Grimaldi, non si fece attendere e fu molto perentoria. In essa si ribadiva soprattutto che il Comune di Carife non solo non intendeva donare l’area, ma che avrebbe rivendicato la sua restituzione nelle sedi giudiziare, qualora non fosse stato raggiunto un accordo. I rapporti tra il Comune di Carife e l’Ufficio PontificioCase Parrocchiali si facevano dunque sempre più tesi. Ecco la lettera del Podestà di Carife, datata 9 settembre e protocollata al N° 1927:

“Non per spirito polemico, ché sarebbe contrario allo stile fascista, ma soltanto per porre in giusto rilievo alcune quistioni che la S.V. ha voluto erroneamente sfiorare, rispondo alla lettera contro segnata.

1.  Niuna concessione risulta comunque fatta o promessa del suolo occupato nella costruzione della Canonica, in Carife, sicché questa devesi ritenere abusivamente compiuta. Né mai il Podestà del tempo – senza il più rigoroso rispetto della integrità demaniale e la rigorosa osservanza delle forme procedurali – poteva permettere a chicchessia l’occupazione del suolo medesimo, qualunque ne fosse stata la destinazione.

2.  Che la S. Sede siasi resa benemerita nel provvedere alla ricostruzione e riparazione delle Chiese terremotate per la continuità sacrosanta del culto, è – senza alcun dubbio – ragione di grandissimo merito; ma non giustifica né tanto meno legittima la violazione di un diritto del Comune, come pure non lascia presumere la pretesa compensazione, cui fa cenno la S.V., in difetto di un esplicito rapporto contrattuale.

3. Volere eccepire la pretesa proprietà parrocchiale del suolo in contestazione significa raccogliere la voce dei morti un tepo seppelliti in quell’area, e per tanto ne giudicherà chi di ragione.

4.  Senza punto discutere dei nobili sentimenti del mio predecessore, né delle eigenze – prime o seconde che siano – della popolazione, rilevo, per ultimo, che – a prescindere dall’incondizionabile diritto del Comune, che l’assoluto ed imprescindibile dovere di difendere – anche la finalità espressa nella mia precedente lettera concorrendo in pieno al maggiore decoro della Chiesa ed al maggior rispetto del Culto, meritava di essere favorita e del tutto agevolata, anche se per titolo o causa diversa.

Per tanto comunico alla S.V. di non poter – mio malgrado – accogliere la richiesta fattami, addirittura defaticatoria dopo la offerta di cui alla lettera 25 agosto 981 di prot. E l’altra del dipendente Ufficio di Ariano, riserbandomi di rendere noti, con mia prossima deliberazione, i motivi che mi indurranno a stare in giudizio per la revindica del suolo demaniale illegalmente occupato.

Con ossequi.                                                               Firmato: p. IL PODESTA’ Avv. Pietro Grimaldi”

canonica (7)

Lettera dattiloscritta dell’Avv. Pietro Grimaldi

Lettera dattiloscritta dell’Avv. Pietro Grimaldi

Nel mese di Marzo del 1934 l’Ufficio Pontificio Case Parrocchiali, evidentemente a seguito di una contravvenzione elevata dal Comune, invia una nota Raccomandata con ricevuta di ritorno, con la quale spiega i motivi per i quali ritiene nulla la contravvenzione stessa.

La nota è firmata sempre dall’Incaricato della Santa Sede, Cav. Arturo Abbondanza.
Leggiamo la nota, protocollata a Carife al n. 536 del 20 Marzo 1934:
UFFICIO PONTIFICIO CASE PARROCCHIALI RACCOMANDATA con R.R.
Sezione lavori terremoto
N. 126 di Prot.                                                                                                      Gatteo, 16 Marzo 1934.
Spett.le Ufficio Imposte di Consumo di Carife
E, per conoscenza                                       Al Sig. Podestà del Comune di Carife

Quest’ufficio venuto a conoscenza della elevata contravvenzione a carico del Sig. Achille D’Alessandro, per omessa denuncia dei lavori di riparazione eseguiti alla Chiesa Parrocchiale di Carife, fa presente che il prenominato nessuna denuncia era tenuto a fare e nessuna infrazione o frode ha commesso in quanto che i lavori di riparazione della Chiesa di Carife furono eseguiti per conto del Santo Padre per mezzo del Suo Ufficio Pontificio Case Parrocchiali, con sede in Vaticano.
Il Sommo Pontefice, per legge, come tutti i Capi e Sovrani di Stato, è esonerato da qualsiasi tassa a norma dell’art. 15 della legge 20.3.1930 N. 141 in relazione all’art. 15 del R. D. 29.9.1923 N. 2030 ed in virtù del Concordato fra lo Stato Italiano e la Santa Sede 27.5.1929 N. 810 art. 2 e 20.
A confermare il non mai infirmato diritto del Santo Padre all’esenzione della tassa Dazio l’On. Ministero delle finanze, con circolare N. 8 del 16 Giugno 1933 diretta ai Prefetti del Regno, dava comunicazione che era tolta la tassa dazio per costruzioni e riparazioni delle Chiese aperte al culto Cattolico Pubblico con le loro pertinenze dei Seminari e delle Case destinate ad abitazione dei Parroci, e che tale esenzione della tassa deve essere applicata anche ai casi antecedenti al 16 giugno.
Materia più che sufficiente per dichiarare ed affermare la nullità dell’elevata contravvenzione.
Qualora poi codesto Spett,le Ufficio, non ostante quanto esposto si ritenesse in diritto di esigerne la tassa non le resta che rivolgersi direttamente al Sig. Direttore dell’Ufficio Pontificio delle Case Parrocchiali, Mons. Ing. Spirito Maria Chiapetta, – Città del Vaticano – e non ad altri.

Distintamente saluto

L’Incaricato della Santa Sede
Firmato Cav. Abbondanza Arturo

Dagli atti e dalla corrispondenza presenti nel fascicolo non è dato desumere come sia andata a finire: crediamo però che la Santa Sede non abbia pagato la contravvenzione.
Inizia a questo punto una serie di note abbastanza piccate da una parte e dall’altra e che qui riassumiamo puntigliosamente.
La vicenda si sarebbe penosamente trascinata fino al 1936, anno in cui finalmente l’intera questione fu definitivamente sanata con la stipula del rogito notarile. Ma questo lo vedremo più avanti.
Mi preme sottolineare ed evidenziare che l’usurpazione dell’area demaniale era avvenuta subito dopo il terremoto del 23 Luglio 1930 (il famoso terremoto del Vulture), quando il Comune di Carife era retto dal Commissario Prefettizio Cav. Biagio Gallicchio di Vallata e che questa spinosa vicenda fu conclusa, come vedremo più avanti, dal un altro Commissario Prefettizio, il “Signor Avvocato Melchionna Cav. Uff. Angelo”.
Nell’intera vicenda poco o nulla poté fare il popolo di Carife, unica grande vittima dell’usurpazione abusiva, anche se i Podestà del tempo (l’Avv.to Pietro Grimaldi prima, ed il Dott. Pasquale De Biasi dopo) si adoperarono con tutte le forze per difendere e tutelare l’integrità del demanio comunale: la democrazia, come purtroppo assai spesso accade anche oggi, era stata mandata in esilio o messa all’angolo.

La lettera del Cav. Arturo Abbondanza

La lettera del Cav. Arturo Abbondanza

Intanto il Comune di Carife aveva chiesto anche l’intervento del Prefetto di Avellino, e quindi del Ministero dell’Interno, presso la Santa Sede.
Il Prefetto rispose in data 9 aprile 1934 e la lettera fu protocollata il 12 al n. 667.

Leggiamo la lettera prefettizia:

REGIA PREFETTURA DI AVELLINO – UFFICIO AMMINISTRATIVO

n. 1599 Div. Culti

Oggetto Costruzione casa canonica vertenza con l’Ufficio Case Parrocchiali
Avellino, 9 aprile 1934-XII
Sig. Podestà Carife

Di seguito alla mia nota n. 5857 del 1° corrente mese comunico che il Ministero dell’Interno, tenuto presente che le pratiche per la definizione della vertenza relativa all’occupazione di un’area della superficie di mq. 107, occorsa per la costruzione della casa canonica di codesta parrocchia si sono finora svolte direttamente tra il Comune, proprietario del terreno, e l’ente “Case parrocchiali” ritiene opportuno lasciare alle stesse parti interessate la cura di portare a termine la trattativa circa la determinazione del prezzo.

Poiché pertanto la natura della contestazione ed il suo scarso valore non si ritengono tali da giustificare l’intervento del Ministero presso la S. Sede, prego V.S. di rinnovare le premure per la bonaria definizione della vertenza.

Firmato Per il Prefetto (Illegibile)

Il 7 Giugno 1934 il Podestà di Carife, il Dott. Pasquale De Biasi, scrive una lettera al Direttore dell’Ufficio Pontificio delle Case Parrocchiali e la invia anche a Monsignor Ing. Spirito Maria Chiappetta.

La stessa lettera viene inviata per conoscenza anche a S. E. Il prefetto di Avellino e al Cav. Arturo Abbondanza, Fiduciario della S. Sede per le Case Parrocchiali.
La lettera ha toni aspramente critici e risentiti. Leggiamola:

In rapporto alla pratica annosa svolta per l’abusiva occupazione di un suolo del demanio Comunale di Carife, da parte dell’ente “Case Parrocchiali” ed in riferimento alle numerose note inviate da questo Ufficio, credo necessario tirare alfine le ultime conclusioni.

a) Premesso che da circa tre anni questo Comune non ha lasciato intentato alcun mezzo onorevole, alcuna pressione deferente, alcuna gentile insistenza per addivenire alla soluzione bonaria della vertenza;

b) Premesso che i due viaggi, compiuti dal sottoscritto Podestà e da un suo delegato in Roma, per conferire con la S.V. Rev.ma hanno sortito esito nullo, perché ai larghi affidamenti non ha fatto riscontro alcun atto pratico, da parte di Codesto Onorevole Ufficio;

c) Premesso che il Regio Ministero degli Interni e la Regia Prefettura di Avellino all’uopo interessati dal Comune hanno invitato il Podestà a rinnovare le premure per una definizione amichevole della questione e per la determinazione del prezzo;

d) Considerato che nei miei ultimi scritti sollecitanti la venuta di un rappresentante dell’Ente per poter valutare e sistemare ogni cosa sono rimasti inevasi e tutte le promesse di visite, di esami benevoli, di proposte vantaggiose fatte balenare alla vostra paziente aspettazione dall’Ing. Falconi, dai fratelli Arturo e Probo Abbondanza, dal Sig. D’Alessandro sono risultate fallaci, dilatorie e canzonatorie;

e) Considerato che l’interesse pubblico non può soffrire altri vani indugi, dopo la deferente attesa di tre anni, e dopo le infinite prove e constatazioni della “Sine-cura” (noncuranza, n.d.r.) ostentata dagli Incaricati suddetti dell’Ente Case Parrocchiali,
sono venuto nella determinazione di assegnare all’Ente da Lei diretto, un ultimo termine perentorio di giorni trenta per la concretizzazione di un bonario componimento.
Il linguaggio può sembrare duro, ma più dura è la realtà dei fatti ed ancora più duri sono i bisogni del Comune.
Decorso invano il termine di tempo assegnato, non resterà al Comune altra via se non quella di adire il Magistrato ordinario per la difesa dei suoi diritti conculcati; e questa via il Comune seguirà dolente ma deciso.

Con ossequi devoti

IL PODESTA’ DI CARIFE
Firmato Dott. De Biasi Pasquale

Agli atti del Comune, in data 1° Luglio 1934, n. 1165 di Prot., viene protocollata un’altra nota proveniente dall’Ufficio Pontificio Case Parrocchiali – sezione lavori terremoto.
La lettera proviene da Gatteo, reca la data 26 giugno 1934 ed il n. 189 di protocollo.
Eccone il testo:

Ill.mo Signor Podestà del Comune di Carife
e per conoscenza al Regio Prefetto di Avellino

A riscontro della lettera raccomandata in data 22 corr. N. 116 di prot. Pregiomi fare presente alla S. V. ill.ma che quest’Ufficio, quando ebbe a far costruire la Casa Parrocchiale di Carife, rese ben edotto anche il Podestà di allora e, sin da quel momento, si credeva che il terreno fosse della Parrocchia.
Ora che la S.V. con le ripetute lettere scritte afferma che il suolo occupato non è di proprietà della predetta Parrocchia, ma bensì del Demanio, comunico che quest’Ufficio, d’accordo con quello della Città del Vaticano, è disposto di pagarlo. Però, dato che il terreno è demaniale osservo e ritengo che l’importo di detto terreno debba essere pagato al Demanio e non al comune.
Qualora poi ne fosse proprietario l’ente Comune prego la S.V. Ill.ma di inviare a quest’Ufficio i documenti relativi che ne comprovino la piena libertà e proprietà del suolo occupato; diversamente, perché possa riscuotere per conto del Demanio l’importo di detto suolo occorre che il Demanio rilasci procura legale, colla quale si autorizza la S.V. ad intervenire alla stipulazione dell’atto di compra ed alla esazione del denaro; quale procura, si deve presentare e consegnare al Notaio rogante per essere allegata all’atto stesso.
Nell’attesa di riscontro in merito, distintamente saluto.

L’Incaricato Fiduciario della Santa Sede
(Cav. Abbondanza Arturo)

Dalla foto della nota sopra trascritta si vede chiaramente che sono state sottolineate a matita le parole Demanio e comune e, a margine sinistro, si legge la parola “coglione” seguita da punto esclamativo ed interrogativo.

canonica (11)

Il Cav. Abbondanza se l’era proprio cercata: qualche giorno dopo infatti il Podestà di Carife gli inviò una lettera di fuoco e, per conoscenza, la inviò anche al Prefetto di Avellino. Agli atti esiste la minuta, protocollata in data 14 luglio 1934-XII ai numeri 1245 e 1225. Leggiamola insieme:

Cav. Arturo Abbondanza – Ufficio Case Parrocchiali – Gatteo e per conoscenza a S.E. il Prefetto.
Se non avessi abbondanti e manifeste prove della sua cattiva volontà a regolare con sollecitudine l’annosa vertenza per l’abusiva occupazione di suolo comunale e che per sostenere tale volontà Ella ritiene sufficiente ogni ripiego o cavillo per dilazionare e rimandare sine die la proposta bonaria composizione, avrei dovuto qualificare poco serie le osservazioni espresse nella sua lettera del 26 giugno u.s. N. di Prot. 189.
Anzitutto V. S. si scopre in aperta contraddizione – forse solo in termini – quando afferma che codesto ufficio “rese bene edotto il Podestà d’allora” mentre “fin da quel momento credeva che il terreno fosse della Parrocchia”. Da nessun atto di ufficio risulta che la S.V. abbia reso edotto il Podestà del tempo, il quale avrebbe dovuto procedere alla sdemanializzazione del suolo ai sensi della legge sui LL.PP. 20 marzo 1865, anche se avesse voluto fare troppa generosa offerta del demanio comunale.
Poi se veramente V.S. è convinto che i beni demaniali possano appartenere solo allo Stato, è in perfetto errore, perché non dovrebbe ignorare che anche i beni del Comune, ente di diritto pubblico, si distinguono in demaniali e patrimoniali, vedi art. 432 cod. civ. ed art. 48 legge comunale e provinciale 3 marzo 1934 n 383. I demaniali sono i beni di uso pubblico, essendo caratteristica essenziale della demanialità la destinazione all’uso pubblico, come ad esempio per le piazze, vie, larganei adiacenti, ecc.
Comprenderà di leggieri che se la revindica o l’indennizzo del suolo occupato fosse spettato allo Stato, per esserne il proprietario, il Comune non si sarebbe anteposto o sostituito ad organo maggiore, che avrebbe fatto meglio valere i suoi diritti.
Precisato così il concetto che esiste, oltre ad un demanio statale anche un demanio comunale amministrato dal Podestà, credo superfluo spendere altre parole a dimostrare il pieno diritto del Comune a rivendicare il terreno usurpato.
E poiché detto terreno fa parte integrale di pubblica piazza, la demanialità comunale fin troppo evidente della zona usurpata è dimostrata dalle disposizioni di legge in vigore.
Invito pertanto la S.V. a favorire, non più tardi del corrente mese, in questo Comune per la stipula dell’atto legale a componimento bonario della vertenza.
Trascorso invano questo perentorio termine, dovrò senza altri indugi, adire il Magistrato per la tutela dei diritti comunali, da oltre tre anni in sofferenza.
In attesa di cortese e sollecito riscontro, distintamente L’ossequio.

IL PODESTA’ Firmato De Biasi.

A questa lettera, che dovette apparire come una vera e propria lezione di diritto sul demanio, rispose, abbastanza piccato, il Cav. Abbondanza. Trascriviamo la lettera, secca e laconica, acquisita al n. 1249 del protocollo del Comune in data 23 luglio:

UFFICIO PONTIFICIO CASE PARROCCHIALI – Sezione lavori terremoto

230 di Prot. Gatteo li 20 luglio 1934

Ill.mo Sig. Podestà del Comune di Carife
e per conoscenza alla R. Prefettura di Avellino

In riscontro al foglio N. 1245 in data 14 corr. Si fa nuovamente presente e per l’ultima volta che l’Ufficio Pontificio esige quanto è necessario ed indispensabile alla stipulazione dell’atto di compro-vendita e cioè:

1.  Certificato storico catastale per ad dimostrarne la proprietà comunale;
2.  Certificato ipotecario onde conoscerne la libertà;
3.  La superficie ed il prezzo al mq. Del suolo occupato.
4.  In possesso di ciò e constatata la proprietà, libertà del suolo, ed equità del prezzo, l’Ufficio Pontificio disporrà pel versamento dell’importo da effettuarsi al momento della legale stipulazione a beneficio della Parrocchia, per la quale interverrà il Parroco pro-tempore, non essendo affatto necessaria la presenza dello scrivente.

Tanto per opportuna norma e distintamente saluto.

 L’Incaricato Fiduciario

(Cav. Arturo Abbondanza) 

Il Podestà di Carife, sicuramente urtato ed indispettito dal contenuto, e soprattutto dal tenore delle lettere precedenti oltre che dal lavarsi le mani del Prefetto, scrisse immediatamente una lettera di vivo risentimento nei confronti del Cav. Arturo Abbondanza e la inviò anche all’Ufficio Pontificio Case Parrocchiali presso la Città del Vaticano, oltre che al Prefetto di Avellino.
La minuta di questa lettera fu scritta di proprio pugno (come le altre) dal Podestà proprio sulla lettera che gli era appena arrivata da Gatteo, ma la grafia minuta e nervosa non è facilmente decifrabile: il Podestà appare molto arrabbiato ed innervosito dall’atteggiamento del Cav. Abbondanza e dà sfogo a tutto il suo disappunto, inviando al funzionario Pontificio una sorta di ultimatum.
La lettera dice tra l’altro che questa sorta di ultimatum viene dato “con quella serenità che mi ha costantemente ispirato nella difesa di ogni buon diritto del Comune”.
Il Podestà poi si rivolge direttamente al Cav. Abbondanza e dice “Se la Signoria Vostra, per giustificare una linea di condotta ostruzionistica, reticente, ed affatto difforme dalle direttive di cortesia ed equilibrio impartite dalla S. Sede agli Enti Case Parrocchiali, portatore altresì di un indugio durato 4 anni fra scortesi silenzi e puerili evasioni, pretende identificarsi con l?ufficio Pontificio, sputando norme ed accampando pretese, si sbaglia di grosso. In qualità di Capo del Comune sento tutto il rispetto dovuto alla Direzione Vera dell’ufficio per la nobiltà del fine propostosi, quando tale fine viene correttamente, equamente, legalmente perseguito; ma non ha il dovere di umiliare oltre la dignità del mio paese…e il Cav. Abbondanza è responsabile personale delle malversazioni a danno del Comune di Carife e di ogni mancato accordo”.
Rimprovera poi all’Ufficio Case Parrocchiali “la volontà di invertire le parti e di prolungare il gioco a rimpiattino”.
Il Podestà ribadisce poi il buon diritto del Comune di Carife di chiedere la revindica del suolo demaniale abusivamente occupato e che, venduto all’incanto pubblico, avrebbe fruttato una notevole entrata per le finanze cittadine.
Quanto al terreno de quo, sostiene il Podestà, “il diritto del Comune nasce dal possesso secolare, dalla legge 1865 e da altre prove che mi riservo di produrre a tempo e a luogo”.
Il Podestà cita e ribadisce poiché nei paesi vicini i suoli su cui sono state ricostruite le case parrocchiali sono stati regolarmente pagati, mentre a Carife si vorrebbe l’area a titolo gratuito.
Ribadisce infine la volontà di portare davanti al Tribunale del Regno d’Italia l’usurpatore del demanio e che il Comune si riserva di provare “ad abundantum il suo diritto in caso di eventuali contestazioni da parte di chicchessia”.
La chiusa della lettera è di quelle che lasciano il segno:
Pertanto

a)  Considerato che il Comune di Carife non può essere considerato alla stregua di un operaio alle Sue dipendenze e tanto meno alla stessa stregua di un importuno a cui si getta dall’alto l’obolo della tacitazione;
b)  Constatata la cattiva volontà dimostrata attraverso le numerose prove di 4 anni di definire bonariamente la vertenza;
c)  Constata la manifesta incompatibilità esistente tra le vedute sue, troppo personali, e la obiettiva valutazione dei diritti comunali, credo sia giunto il momento e senza ogni altro vano indugio di rimettere la questione al giudizio del Magistrato ordinario.

         Tanto per doverosa ed ultima comunicazione. E per concludere La saluto.
Firmato IL PODESTA’ De Biasi.

Il linguaggio usato dal Podestà di Carife, come ben si vede, è ancora una volta accusatorio e durissimo nei confronti del Cav. Arturo Abbondanza, Incaricato Fiduciario dell’Ufficio Pontificio Case Parrocchiali, con sede a Gatteo, in Romagna.

canonica (12)

Qualche tempo dopo alle parole seguirono i fatti ed il Podestà, Dott. Pasquale De Biasi, deliberò “di chiedere autorizzazione a promuovere giudizio dinanzi al Tribunale competente contro il Parroco pro tempore – Abate Salvatore Prof. Rocco – occupante della casa canonica, contro cui va rivendicato il suolo demaniale occupato”.

Vale la pena riportare integralmente l’atto deliberativo del Podestà, soprattutto perché ricostruisce l’intera vicenda:

20.9.1934

IL PODESTA’

Considerato che nella costruzione della Casa Canonica, in questo Comune, è stata illegalmente occupata un’area di circa 110 m.q. di suolo pubblico da parte dell’Incaricato fiduciario della S. Sede e dell’Impresa costruttrice alle dipendenze dell’Ufficio “Ente Case Parrocchiali”;
Considerato che tale area di natura demaniale comunale era in maggior parte costituita da strada e larganeo, su cui veniva esercitato il pubblico transito ed era attiguo alla piazza principale (S. Giovanni) di cui faceva parte integrale;
Considerato che tale abusiva occupazione fu compiuta durante amministrazione straordinaria dell’ex Commissario Prefettizio Cav. Gallicchio Biagio di Vallata verso la fine del 1930 e che il Podestà attuale, subentrato al Gallicchio nel 1931, appena rilevata l’usurpazione ha denunziata questa all’Autorità competenti ed all’Ufficio “Ente Case Parrocchiali” presso la Città del Vaticano, per la tutela e rivalsa dei diritti comunali lesi;
Considerato che, nei Comuni viciniori, l’incaricato della S. Sede ha provveduto ad acquisto di suoli privati e pubblici, dietro corresponsione di compensi generosi e non si comprende perché solo dal Comune di Carife Egli pretenda la gratuita concessione di un vasto suolo demaniale;
Considerato che, a prescindere dalla questione di demanialità, la quale resta ferma ed impregiudicata ai sensi della legge 20 marzo 1865 sui Lavori Pubblici, vi è il precedente che l’Amministrazione Comunale, per relitti di suolo, posto a pubblico incanto, ha ottenuto altissimi prezzi, e ciò è documentabile;
Ritenuto che il Comune viene a soffrire un grave ed ingiusto danno perché, oltre a perdere uno spazio considerato di larganeo pubblico utile all’ampliamento della piazza angusta del paese, a causa dell’usurpazione, con la costruzione della casa canonica, è stato altresì privato del vantaggio economico notevolissimo che gli sarebbe derivato dalla vendita di tale suolo a pubblico incanto, dopo la necessaria declassificazione;
Ritenuto che il Comune, lungi dal voler praticare una illecita speculazione, ha stabilito di procedere con il ricavato del suolo demaniale, ad una decorosa sistemazione della Piazza S. Giovanni, antistante alla Chiesa madre e di questo suo intendimento ha reso edotta tempestivamente la S. Sede;
Considerato che, malgrado tutte le benevoli disposizioni dell’Amministrazione Comunale verso l’incaricato fiduciario e malgrado tutti i tentativi di bonario componimento, nulla si è potuto ottenere;
Considerato altresì che gli affidamenti dati dal Direttore dell’Ufficio Case Parrocchiali presso il Vaticano al Podestà personalmente per una offerta ufficiale di prezzo e per la sollecita venuta a Carife del fiduciario Abbondanza (a cui è devoluto ogni incarico in materia) allo scopo di liquidare la vertenza sono risultati vani, illusori, fallaci;
Ritenuto che non è più lecito frapporre indugi alla rivindica sacrosanta del patrimonio demaniale comunale ed urge altresì provvedere alla sistemazione della Piazza S. Giovanni, in relazione ad una sistemazione delle strade in atto,

DELIBERA

a)  Di chiedere autorizzazione a promuovere giudizio dinanzi al Tribunale competente contro il Parroco pro tempore – Abate Salvatore Prof. Rocco – occupatore della Casa Canonica, contro cui va rivendicato il suolo demaniale occupato;
b)  Di nominare gli Avvocati Grimaldi Pietro da Carife e Iago (?) Bozzi di Benevento procuratori e difensori del Comune di Carife nel giudizio da promuoversi per la rivindica del suolo demaniale;
c)  Di rilasciare regolare procura a detti Avvocati e Procuratori con la corresponsione di un anticipo di £. 400,00 per l’inizio del giudizio ed atti relativi.

Lettura e conferma viene sottoscritto

IL PODESTA’                                                                                            IL SEGRETARIO

Pubblicata Domenica 23 Settembre 1934-XII all’Albo Pretorio del Comune

Questa deliberazione podestarile però non risulta approvata e ben due anni dopo, in seguito all’accordo finalmente intercorso tra le parti fu revocata prima che si facesse l’atto di cessione dell’area demaniale abusivamente occupata.
Si è detto in precedenza che i Podestà di Carife cercarono a più riprese di coinvolgere anche la Prefettura di Avellino, affinché svolgesse opera di intermediazione e favorisse la soluzione bonaria della vertenza. Agli atti abbiamo trovato una nota prefettizia indirizzata al Podestà di Carife, datata 15 febbraio 1935 A XIII, protocollata al N° 273 in data 18.2.1935, il cui testo è il seguente:
“In seguito all’interessamento di questa Prefettura, per una bonaria risoluzione della questione, relativa alla occupazione di suolo demaniale, in codesto Comune, per la costruzione della casa canonica, è pervenuta la seguente lettera, da parte dell’ufficio pontificio case parrocchiali:
Prendiamo atto V. pregiata in data 4 febbraio relativa alla occupazione di suolo Demaniale in Carife.
Abbiamo incaricato l’Ing. Rovigatti dell’ufficio ns., che attualmente trovasi nella zona (Ariano Irpino-fermo posta) di prendere i necessari accordi con il Cav. Abbondanza e con la Regia Prefettura per la benevola risoluzione della questione.
Prego V.S. di prendere contatto con l’Ing. Rovigatti, per gli opportuni accordi e riferire a questa Prefettura”.
Sul margine sinistro della nota, come si vede dalla foto sottostante, il Podestà di Carife in data 20.2.1935 scrisse la minuta della risposta. Leggiamola:
“Il 19 c.m. è stato qui l’Ing. Rovigatti dell’Ufficio Pontificio Case Parrocchiali, che, assieme al sottoscritto si è recato a visitare la casa canonica.
L’Ing. Rovigatti si è limitato ad esaminare solo le condizioni di abitabilità della canonica, non mostrando di conoscere la vertenza pendente tra il Comune e il Cav. Abbondanza, ha evitato di entrare in merito e di promettere una mediazione…”

La nota prefettizia del 15 febbraio 1935

La nota prefettizia del 15 febbraio 1935

Un tentativo di mediazione della Prefettura con offerta ritenuta irrisoria dal Podestà

Un tentativo di mediazione della Prefettura con offerta ritenuta irrisoria dal Podestà

La risposta del Podestà di Carife, scritta a mano il 19 agosto del 1935 in calce alla precedente nota, è chiarissima e perentoria. Leggiamola insieme:
“L’offerta di £. 2.500 da parte dell’Ufficio Pontificio Case Parrocchiali è addirittura irrisoria e non può essere presa in considerazione. Detto Ufficio, a mezzo del suo incaricato in Ariano Irpino Sig. Probo Abbondanza con nota raccomandata n. 981 del 25 agosto 1932 già offrì a metro quadrato il prezzo di £. 40 che non fu accettato. Se allora fu respinta la somma di £. 4.400 (mq. 110 a L. 40), oggi si vogliono offrire £. 2.500.
Il Comune è disposto a transigere ed a definire la vertenza nei sensi indicati dall’ufficio case parrocchiali, solo se il suolo occupato sarà pagato a £. 60 a metro quadrato.
Vorrà far conoscere V.S. queste decisioni all’ufficio pontificio e resto in attesa di conoscere le decisioni…”
Da una lettera dell’Ufficio Pontificio Case Parrocchiali, arrivata sul Comune di Carife alla fine del 1935, apprendiamo che era cambiata la gestione di questo Ente e che quindi si poteva ipotizzare una soluzione bonaria in tempi brevi. La lettera datata Città de Vaticano 23 Dicembre 1935, porta il N° di protocollo 4379 e fu protocollata sul Comune di Carife al numero 3081 in data 30.12.1935.
Chi scrive dimostra di conoscere molto bene la vertenza ed è anche fermamente deciso a risolverla: il testo si può agevolmente leggere dalla foto della lettera stessa:

La lettera del 23 Dicembre 1935

La lettera del 23 Dicembre 1935

La nota precedente costituì sicuramente un notevole passo in avanti e dimostrò chiaramente e concretamente, come detto in precedenza, che l’Ufficio Pontificio Case Parrocchiali intendeva finalmente chiudere l’annosa questione. Tentò comunque di salvaguardare in tutti i modi anche i propri interessi, svilendo il valore dell’area usurpata e sconfessando l’operato del Sig. Probo Abbondanza, fratello del ben più autorevole e puntiglioso fratello Arturo.
Dalla lettera successiva, inviata al Cav. Avvocato Angelo Melchionna, Podestà di Castelbaronia e Commissario Prefettizio di Carife, si deduce che il nostro Comune aveva proposto di chiudere la trattativa/transazione a £. 5.000, spese escluse, ma agli atti non esiste la nota di risposta o la sua minuta.

La nota che mette fine alla tormentata vicenda

La nota che mette fine alla tormentata vicenda

La lettera finale dell’Ufficio Pontificio Case Parrocchiali al nuovo Commissario Prefettizio

La lettera finale dell’Ufficio Pontificio Case Parrocchiali al nuovo Commissario Prefettizio

Nello spazio di tempo che intercorre tra la data della lettera precedente, 29 gennaio 1936, e la risposta minutata in calce alla stessa il 14 settembre 1936 XIV e l’ultima sopra riportata del 17 settembre 1936, il Comune di Carife mise a posto le carte: Il commissario Prefettizio sdemanializzò l’area e, soprattutto, revocò la deliberazione, peraltro mai approvata, con la quale il Podestà chiedeva l’autorizzazione ad intentare giudizio contro il Parroco/Abate Rocco Paolo Salvatore, davanti al Tribunale Civile, per l’usurpazione dell’area demaniale occorsa per la costruzione della Casa Parrocchiale di Carife.

VERSO LA CONCLUSIONE…

Il 21 Febbraio 1936, con grande tempestività, il Commissario Prefettizio del Comune di Carife, “Signor Avvocato Melchionna Cav. Uff. Angelo” aveva adottato il seguente atto deliberativo (La deliberazione è in “Copia conforme per uso amministrativo” su carta da bollo da Lire 8), accettando in buona sostanza l’offerta di £. 5.000 fatta dall’Ufficio Pontificio.

La prima pagina dell’importante atto deliberativo

La prima pagina dell’importante atto deliberativo

“L’anno millenovecentotrentasei (XIV) il giorno ventuno del mese di febbraio nel Comune di Carife e nell’Ufficio Comunale.
Il Commissario Prefettizio Signor Avvocato Melchionna Cav. Uff. Angelo del Comune di Carife, con l’assistenza del Segretario Comunale Sig. Sigillò Giuseppe ho adottato la presente deliberazione sul seguente

Oggetto: Concessione suolo comunale all’Ente Case Parrocchiali

Il Commissario Prefettizio
Considerato che l’Ufficio Pontificio – Case Parrocchiali nel 1931 nella costruzione della Casa Canonica, in questo Comune, alla Via Campanile, confinante con via omonima, Chiesa e piazza, occupò illegalmente un’area di circa metri quadrati centodieci di suolo pubblico di natura demaniale comunale.
Considerato che il Podestà, per salvaguardare i diritti del Comune, per la illegale usurpazione del suolo comunale, con deliberazione del 20 settembre 1934 chiese l’autorizzazione a promuovere giudizio avanti il competente Tribunale Civile – deliberazione tuttora in via di approvazione.
Considerato che a seguito di una lunga corrispondenza interceduta tra il Comune e il sullodato Ufficio Pontificio, quest’ultimo con nota 29 gennaio 1936 N° 4773 accettava di versare a favore del Comune la somma di Lire 5.000 in pagamento valore del terreno occupato per la costruzione della suddetta Casa Canonica.
Considerato che l’offerta di L. 5.000 è accettabile in considerazione che la costruita casa serve per il Parroco pro tempore e quindi destinata al culto.
Considerato che nel bilancio preventivo dell’esercizio 1936 furono stanziate L. 5.000 per l’infrascritto oggetto e la detta somma fa parte delle entrate effettive straordinarie del bilancio in parola.
Considerato altresì che il Comune deve provvedere con urgenza alla sistemazione della Piazza San Giovanni, antistante alla Chiesa Madre, lavori indilazionabili per il deplorevole stato stabile ed estetico in cui è ridotta la Piazza medesima.
Considerato infine che per poter incassare la somma, cui innanzi, il Comune deve deliberare la concessione del suolo in parola a favore dell’Ente Case Parrocchiali previa sdemanializzazione di esso,

DELIBERA

1)  Di procedere alla sdemanializzazione del suolo demaniale innanzi detto ai sensi dell’art. 17 della legge sui lavori pubblici 1866 N° 2243;

2)  Di concedere a favore dell’Ente Case Parrocchiali il suolo comunale ove è stata già costruita la casa Canonica giusta le sue dimensioni e confinazioni per il prezzo di £. 5.000.00;

3)  Stipularsi regolare contratto di vendita del suolo predetto con il Signor Dottor Moscatelli, o chi per lui, incaricato per l’espletamento della pratica, le cui spese totali ceden debbono a carico del prefato Ufficio Pontificio (Le spese ammontavano a circa £. 500, n.d.r.);

4)  Revocarsi la deliberazione 20 settembre 1934 relativa alla richiesta autorizzazione a stare in giudizio, per l’intervenuto accordo.

Il presente verbale letto, approvato e sottoscritto – firmati Il Commissario Prefettizio Angelo Melchionna, Il Segretario Comunale Sigillò Giuseppe.

Regia Prefettura di Avellino

Relata di pubblicazione

La presente deliberazione è stata pubblicata per trenta giorni consecutivi dal ventidue febbraio al ventidue marzo incluso dell’anno 1936-XIV come da relazione dell’inserviente comunale e contro la medesima non sono stati prodotti reclami od opposizioni a quest’Ufficio.
Pel Segretario Comunale firmato Vincenzo Forgione (Era lo scrivano del Comune, n.d.r.).
Regia Prefettura di Avellino N° 14168 Div. 2.
Visto ed approvato dalla G.P.A. (1) nella seduta del 13 Agosto 1936-XIV.
Avellino, 20.8.1936-XIV – Pel Prefetto firmato Magliari”.

NOTE:
(1) La Giunta Provinciale Amministrativa esercitava funzioni di controllo e fu trasformata in seguito in Co.Re.Co. il Comitato Regionale di Controllo.

La relata di pubblicazione della deliberazione podestarile del 21 febbraio 1936

La relata di pubblicazione della deliberazione podestarile del 21 febbraio 1936

Era questo il primo indispensabile e necessario atto per avviare concretamente a conclusione una tormentata e controversa vicenda, diventata una vera e propria telenovela: una volta approvata tale deliberazione da parte della G. P. A. presso la Regia Prefettura di Avellino, tutto sarebbe stato pronto per stipulare l’atto o, come si diceva allora, l’istrumento.
Intanto il popolo di Carife, sotto i cui occhi si era svolto l’abuso, nulla aveva potuto fare o decidere, vuoi per timore reverenziale nei confronti della Chiesa e del proprio autorevole parroco, anche perché il suo parere, come spesso succedeva e succede, nell’attività amministrativa contava assai poco ed era assolutamente ininfluente ed impotente.
Il Podestà con una sua nota del 21 settembre dello stesso anno invitò il Notaio Salvatore Moscatelli di Ariano Irpino, che era stato appositamente designato dalla Santa Sede, a venire a Carife per il rogito. La risposta, scritta a mano e di proprio pugno dal Notaio, arrivò a stretto giro di posta il 25 Settembre 1936 e fu protocollata al n. 2532 (Vedi foto più avanti).
A titolo di semplice curiosità aggiungiamo che il Notaio era fratello del nonno della Professoressa Carmen Moscatelli, che ha insegnato a lungo Matematica presso la Scuola Media di Carife ed è moglie dell’attuale Farmacista di Carife, il Dott. Guido Titomanlio.

La lettera manoscritta del Notaio Salvatore Moscatelli

La lettera manoscritta del Notaio Salvatore Moscatelli

Tutto era stato perfezionato sotto il profilo burocratico e ora si poteva procedere alla stipula del rogito davanti al Segretario Comunale: il Notaio doveva versare nelle Casse Comunali la somma di £. 5.000 già in suo possesso, come corrispettivo del pagamento dell’area demaniale abusivamente occupata nel 1931 per la costruzione della Casa Canonica. Doveva poi versare anche 500 Lire per le spese relative.
La Casa Parrocchiale di Carife comunque era stata ultimata da tempo e quindi si sarebbe trattato di una vera e propria “sanatoria”.
Ecco finalmente il tanto atteso atto:

La prima pagina dell’atto notarile stilato il 3 Ottobre 1936

La prima pagina dell’atto notarile stilato il 3 Ottobre 1936

Trascriviamo a questo punto fedelmente l’atto redatto su carta da bollo da £ 5, aumentato di £ 1:

Regnando Vittorio Emanuele III
per grazia di Dio e per la volontà della Nazione
Re d’Italia ed Imperatore d’Etiopia

L’anno millenovecentotrentasei XIV addì tre del mese di ottobre in Carife e nel Palazzo Municipale.
Innanzi a me Dottor Della Pietra Ettore fu Alberto, segretario reggente l’Ufficio di Segreteria del Comune di Carife come da decreto prefettizio dell’Undici agosto ultimo scorso si sono costituiti:

1)  Il Sig. Mirra Michele fu Vito – Commissario Prefettizio del Comune predetto, nel cui nome ed interesse agisce.
2)  Il Signor Salvatore Cav. Moscatelli fu Nicola Regio Notaio, nato e domiciliato in Ariano Irpino, nella qualità di rappresentante dell’Ufficio Pontificio Case Parrocchiali Città del Vaticano.
3)  Il Signor Salvatore Prof. Rocco fu Giovanni – Abate Parroco, nato e domiciliato a Carife nella qualità di rappresentante legale della Parrocchia di S. Giovanni di Carife.

Va premesso che nel 1931 l’Ente Case Parrocchiali occupò un’area di suolo pubblico comunale di metri quadrati centodieci, colla costruzione della Casa Canonica ed a sanare l’inconveniente innanzi cennato il Commissario Prefettizio pro tempore di questo Comune Sig. Melchionna Cav. Angelo con deliberazione del ventuno febbraio 1936 XIV approvata dall’Onorevole Giunta Provinciale Amministrativa nella seduta del 13 agosto successivo N° 14168 deliberava di cedere a favore dell’Ente Case Parrocchiali Città del Vaticano il suolo comunale innanzi cennato.
Il costituito Commissario Prefettizio Signor Mirra Michele fu Vito, in virtù del deliberato testè nominato col presente atto, senza riserva alcuna, vende, cede e trasferisce il suolo demaniale di proprietà del Comune di Carife, alla Parrocchia di San Giovanni Battista di Carife che accetta a mezzo del suo rappresentante legale Signor Salvatore Prof. Rocco sul quale (4) è stata costruita la Casa Canonica. Detto suolo è dell’estensione di metri quadrati centodieci e confina colla Chiesa Madre e da tre lati con altri suoli comunali, non riportato in catasto perché di natura prima demaniale e poi sdemanializzato con la deliberazione ventuno febbraio millenovecentotrentasei-XIV.
La presente vendita ha luogo per il convenuto e fissato prezzo di £ cinquemila (5.000) che il Notaio Salvatore Moscatelli per l’Ufficio Pontificio Case Parrocchiali Città del Vaticano con danaro e per libera beneficenza di Sua Santità Regante Papa Pio XI ha di già versato nelle Casse Comunali di Carife, giusta bolletta N° 44 di pari data, che il Signor Moscatelli consegna al rappresentante del Comune che riceve e ritira rilasciando quietanza e dichiara altresì di non avere altro a pretendere per simile causale.
Il presente contratto è subordinato alla superiore approvazione per cui se ne fa espressa riserva nell’interesse dell’Amministrazione Comunale, mentre è impegnativo per la parte acquirente.
Esteso il presente atto alla presenza dei Signori Forgione Vincenzo fu Antonio e Gallicchio Pasquale di Vito (soprannominato “Pappalino”) – testi idonei a norma di legge – di età maggiore nati e domiciliati in Carife.
Il presente atto viene letto, in uno all’Alliagto/deliberazione commissariale ventuno febbraio millenovecentotrentasei XIV debitamente approvata , a chiara, alta ed intelliggibile voce, da me Segretario rogante, alle parti costituite, le quali interpellate mi dichiarano che il contenuto dell’atto presente è conforme al loro volere.
Scritto per mia cura da persona di mia fiducia consta di pagine tre di un foglio bollato da lire sei.
Le spese tutte del presente atto ed alligate a carico del Signor Moscatelli ed a seguito di che l’atto ripetuto viene sottoscritto dalle parti costituite, dai testimoni e da me Segretario Comunale reggente.
(4) suolo – postilla di parola una accettata dalle parti e dai testimoni.

Seguono le firme autografe di Michele Mirra, Prof. Rocco Salvatore Abate Parroco, Notar Salvatore Moscatelli, Vincenzo Forgione fu Antonio-Testimone, Gallicchio Pasquale-Testimone e Della Pietra Ettore Segretario Comunale Reggente.
In calce all’atto vi sono annotati gli estremi del visto per l’esecutività concesso il 26.10.1936- XIV, Prot. N° 27066 da parte del Prefetto di Avellino.
A margine della prima pagine dell’Atto vi sono gli estremi di registrazione, avvenuta il 5 Novembre 1936 presso l’Ufficio del Registro di Castelbaronia, al N° 109 – Vol. 71. Per la registrazione dell’atto furono esatte £. 377.
A questo punto la tormentata vicenda poteva considerarsi definitivamente chiusa.
Vorrei aggiungere qualche notizia anagrafica suii due testimoni presenti all’atto:

– Il primo, Vincenzo Forgione, nacque a Carife il 6 settembre 1878 da Antonio e da Teresa Gallicchio; il 30 dicembre 1900 sposò Maria Consiglia Passaro, rimasto vedovo si risposò il 30 aprile 1931 con Maria Basilicati; rimasto vedovo ancora una volta il 26 ottobre 1939 si risposò per la terza volta, a Penne (Pescara), con Filomena Ammazzalorso. Fu a lungo scrivano sul Comune di Carife (la maggior parte degli atti portano la sua grafia) e per un periodo fu anche Segretario Comunale. Il portale della casa in cui abitava reca un calamaio con dentro la penna, proprio ad indicare la sua professione.

– Il secondo testimone, Pasquale Gallicchio, soprannominato “Pappalino”, era un simpaticone che io ho conosciuto e molti a Carife ancora ricordano. Alzava spesso il gomito ed era sempre piuttosto brillo, ma mai ubriaco. Era nato il 12 gennaio 1900 da Vito e da Felicella Passaro, Il 6 febbraio 1928 sposò Anna Lucia Famiglietti. Fu a lungo messo comunale o “inserviente”, come si diceva allora, ed anche scrivano. Morì in una casa di riposo ad Andretta (Avellino).

La casa di Vincenzo Forgione, all’imbocco di Via Sant’Anna

La casa di Vincenzo Forgione, all’imbocco di Via Sant’Anna

Particolare del calamaio con la penna

Particolare del calamaio con la penna

Le firme autografe dei costituiti al momento dell’atto apposte in calce ad esso

Le firme autografe dei costituiti al momento dell’atto apposte in calce ad esso