La Via Appia, la “regina viarum”, dopo aver lasciato la città di Beneventum, raggiungeva Aeclanum (Passo di Mirabella), una delle città più importanti degli Hirpini.
Non sappiamo quando questa città sia stata fondata. Essa viene senz’altro attribuita agli Hirpini da Appiano (Bellum civile, 1, 51), da Tolemeo (Ptol., 1, 62) e da Plinio (Naturalis Historia, III, 105.
Il “Liber coloniarum” invece (pag. 210) l’attribuisce all’Apulia. Il nome di Aeculanum, spesso ricorrente nelle fonti, influenza il nome greco “Aicoulanon”, dato a questa città da Appiano. La troviamo menzionata con il nome di Aeculanum in Plinio (luogo citato) ed in Velleio Patercolo (II, 16). Cicerone scrisse due epistole ad Attico da Aeculanum (ad Atticum, 7, 3, 1; 16, 2, 4).
Il più antico ricordo che se ne abbia nella storia rimonta al tempo della Guerra Sociale, quando fu presa e data in preda ai soldati da Silla (Appiano, bellum civile, I, 51). Appiano nota che le mura della città erano di legno.
Dopo che fu occupata da Silla Aeclanum fu fatta Municipio, come si rileva da un’iscrizione (CIL IX, 1140) e molto probabilmente rimase tale fino all’età dei Flavi, come si può rilevare da un’altra iscrizione (CIL IX, 1132. L’iscrizione registrata nel CIL, IX al n. 1140 si fa generalmente risalire all’età Sillana o Ciceroniana e potrebbe riferirsi appunto alla ricostruzione della mura distrutte in seguito all’assedio di Silla.
L’ubicazione di Aeclanum al Passo di Mirabella, considerati anche i risultati degli scavi, è accettata pacificamente da tutti gli studiosi.
Riportiamo ora il contenuto della scheda/didascalia che accompagna l’esposizione dei reperti archeologici provenienti da Aeclanum, esposti nelle sale del Museo Irpino di Avellino:
“Situata nel cuore della regione in una zona che fin dalla preistoria dovè costituire, come documenta la adiacente stazione eneolitica di Madonna delle Grazie, la naturale via del traffico fra il Tirreno e l’Adriatico, l’antica Aeclanum – in località dell’odierno Passo di Mirabella – è da annoverare fra le principali città dell’Hirpinia italica e romana.
Ignote sono le origini e l’epoca della fondazione di Eclano, ma è tuttavia possibile documentarne la fase sannitica preromana per il rinvenimento di alcune iscrizioni in lingua osca, una delle quali relativa al culto della dea Mefite. Più note sono invece le vicende storiche della città al tempo della guerra sociale, che segnò per l’italica Aeclanum la fine della sua indipendenza con la resa ai Romani.
Anche se un cittadino di Eclano, il filo romano Minazio Magio, era accorso con una legione a rafforzare l’esercito romano di Silla destinato alle operazioni militari in Campania, Aeclanum fu solidale con le altre popolazioni italiche ribelli a Roma. Le fonti storiche ricordano che Silla, nell’inoltrata estate estate dell’89 a. C., espugnò l’irpina Aeclanum incendiandone il muro di legno di cinta, domando così in breve la rivolta degli Italici in tutta la regione.
Nell’orbita politica di Roma Eclano, ascritta alla tribù Cornelia, fu costituita, come primo assetto istituzionale interno, in Municipium. La città dovè innanzitutto ricostruire la sua cinta muraria distrutta; opera onerosa alla quale presiedè nella sua dignità di “patronus”, contribuendo di certo anche economicamente, Caio Quinzio Valgo, uno degli uomini più ricchi del momento, capoparte sillano e proprietario di vasti latifondi in Irpinia – a detta di Cicerone – il quale anche a Pompei aveva voluto elargire in pubbliche munificenze parte delle sue acquisite ricchezze. Compresa da Augusto nella regiona campana, Eclano mutò nel II se. D. C., probabilmente ai tempi dell’imperatore Adriano, il suo ordinamento municipale divenendo colonia con la denominazione ufficiale di colonia Aelia Augusta Aeclanum: più tardi nel IV sec. d. C. Diocleziano, attuando una nuova divisione amministrativa dell’Italia, assegnò la città alla regione apula.
Le vicende storiche di Eclano vengono ad essere integrate dalle testimonianze di numerose iscrizioni, rinvenute nella zona e nelle immediate adiacenze. Le epigrafi, nel tramandare il nome di alcuni magistrati e cittadini di Aeclanum, ricordano sovente le opere pubbliche da essi realizzate, quali la manutenzione delle vie urbane ed extraurbane, la costruzione o il rifacimento di edifici, i pubblici spettacoli offerti alla cittadinanza; è peraltro possibile annoverare i culti e i sacerdozi locali ed altri uffici cittadini. Attraverso la documentazione epigrafica ci è dato modo infine di conoscere l’esistenza, nei tempi del basso impero, di una fiorente comunità cristiana ad Aeclanum, assurta a sede vescovile.
L’assalto di Costante II imperatore d’Oriente contro il ducato longobardo di Benevento dovè determinare verso la metà del VII secolo d. C. la distruzione di Aeclanum: E con riferimento alla distanza da Benevento, la località assunse durante l’alto medioevo la nuova denominazione di Quintodecimo”.
Per avere maggiori dettagli ecco quello che abbiamo trovato sul sito www.unpliavellino.it:
“In località Passo di Mirabella sono visitabili gli scavi dell’antica città di Aeclanum, uno dei principali centri della tribù sannita degli Irpini.
La città, in età romana, aveva un’estensione di 18 ettari, era difesa da una cinta muraria lunga 1800 mt. e costruita in opus reticulatum a prismi di travertino e di arenarie compatte. Le mura si ergevano per oltre 10 mt. ed erano interrotte da almeno tre porte delimitate ai lati da torri quadrate (turres), di oltre 5 mt. per lato, mentre ogni 20 mt. erano presenti torri più piccole (hemiturres), di 2,5 mt. per lato.
Sicuramente Aeclanum rappresentò una delle principali città del Sannio Irpino e, per riscoprirne le antiche bellezze, immergiamoci nella sua storia varcando, idealmente, la porta occidentale della città; la porta era la via di accesso principale ed attraverso di essa la Via Appia, proveniente da Benevento, entrava in Aeclanum per poi uscirne attraverso la porta orientale.
Al tempo della Guerra Sociale (89 a. C.), Silla, dopo l’assedio di Pompei, si diresse direttamente contro la città, incurante di altri centri urbani come Nola o Abellinum, che erano sul tragitto. Questo fa presumere che possa aver ricoperto il ruolo di capitale sannita all’epoca della Guerra Sociale e che l’ordine di saccheggiarla ed occuparla per non essersi arresa spontaneamente ai Romani sia avvenuto per convincere le altre città irpine ancora insorte a deporre le armi.
Dopo la Guerra Sociale, circa nell’87 a.C., la città divenne municipio con diritto di voto ed iscritta alla tibù Cornelia. Più tardi, all’epoca dell’imperatore Adriano (all’incirca nel 120 d.C.), assunse lo stato di colonia con la denominazione di “Aelia Augusta Aeclanum”, arrivando a contare circa quattro-cinquemila abitanti con un’estensione territoriale superiore ai 700 kmq.
Successivamente, nel 410 d.C., il passaggio di Alarico e dei Visigoti dalla Campania alla Puglia arrecò ingenti danni alla città, che fu, poi, coinvolta nelle guerre tra i Goti e i Bizantini nel VI secolo d.C., finchè l’arrivo dei Longobardi (570 d.C.) ed il transito dell’imperatore Costante II di Bisanzio, diretto all’assedio della longobarda Benevento, soffocarono sotto un velo di distruzione le ultime tracce del passato romano.
La costruzione ed il rifacimento di opere pubbliche come le Terme, il Macellum, il Gimnasium, il Foro, l’Anfiteatro, il Teatro ed il “forum pecuarium” (mercato del bestiame da pascolo) risalgono al periodo romano, per lo più imperiale.
Del Macellum (mercato coperto), posto probabilmente nelle vicinanze del foro, resta attualmente una piazzetta centrale rotonda ed una vasca che forse era adornata da un zampillo; la tholus macelli è costituita da alcuni pilastri in opus vittatum e la pavimentazione arricchita dal marmo.
Le Terme sono il monumento di maggior rilevo degli scavi: la tecnica di costruzione è in opus mixtum e sono rintracciabili gli ambienti del tepidarium, del calidarium e del frigidarium.
Nell’area delle Terme fu rinvenuta una pregiata statua marmorea raffigurante Niobide ed oggi collocata in una sala del Museo Irpino di Avellino, ove sono esposti numerosi reperti provenienti da Aeclanum. In un’altra occasione fu raccolto un frammento di statua di Arpocrate, datata al II secolo d.C. e che rappresenta il dio fanciullo con il corno dell’abbondanza.
Tra le abitazioni private ben visibile è una domus di tipo pompeiano, che in epoca tarda è stata convertita ad officina per la lavorazione del vetro. Di rilievo sono, inoltre, i resti di una Basilica paleocristiana con fonte battesimale (baptisterium) a forma di croce greca, con tre scalini sui quattro lati e rivestita in origine da marmo. La Basilica era a tre navate e, forse, con un portico sul davanti (nartece).
Ad un livello inferiore rispetto all’edificio religioso è stato scoperto un ambiente con quattro otri o anfore giganti (“dolia”), adoperati per la conservazione delle derrate alimentari (grano ed altri cereali, vino, olio).
Al di fuori del circuito cittadino di Aeclanum, si possono ammirare ancora i resti di un edificio pubblico (dall’ignota funzione) con mura in reticolato e laterizio nel sito della chiesa di Santa Maria di Pompei crollata dopo il sisma del 1980.
Da ammirare inoltre, parte della necropoli orientale (III-IV secolo d.C.) con monumenti e recinti funerari, posta ai lati della via Appia e nelle vicinanze della odierna via Nazionale Passo”.
Altre importanti notizie si possono reperire nel sito del Ministero dei Beni Culturali e, sempre su Internet, sotto la voce Aeclanum è possibile trovare un ottimo e completo articolo con foto a firma di Luigi Albanese.
Ovviamento Aeclanum ha avuto nel tempo la stessa sorte di tanti altri siti di questo tipo: è stata spogliata e saccheggiata di utili i materiali utilizzabili o riciclabili; gli scavi sono da tempo fermi ed ancora non sono stati portate alla luce altre strutture che già sono state localizzate, e tra queste il Forum, l’Anfiteatro ed altri.
Recentemente uno scavo ancora non ultimato in un piccolo settore adiacente alla Strada Nazionale delle Puglie, a destra dell’ingresso, ha permesso di recuperare una statua marmorea acefala di un imperatore romano: sembra possa trattarsi di Traiano o di Adriano.
La statua, appena restaurata, sarà esposta a Mirabella.
LE TERME: SCORCI E PARTICOLARI COSTRUTTIVI
I REPERTI DI AECLANUM CONSERVATI NEL MUSEO IRPINO
LE TERRECOTTE ARCHITETTONICHE: SIME E GRONDAIE
OGGETTI IN AVORIO E SPILLONI IN OSSO
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