CARIFE: C’ERANO UNA VOLTA LE CANTINE…

Fino agli anni ottanta quasi tutte le case  di Carife, in particolare quelle del rione antico “Fossi”, erano dotate di cantine più o meno grandi. Si andava dalla semplice grotticella scavata nella sabbia o nei conglomerati (puddinghe) alla cantina ben più complessa: delle vere e proprie gallerie, a volte addirittura sovrapposte.

“FOSSI”: CANTINA SCAVATA NELLA SABBIA

“FOSSI”: CANTINA SCAVATA NELLA SABBIA

“PIANO DEI CAVALIERI”:  CANTINA CON FRANTOIO SCAVATA NEI CONGLOMERATI

“PIANO DEI CAVALIERI”: CANTINA CON FRANTOIO SCAVATA NEI CONGLOMERATI

Spesso le gallerie erano scavate sotto la proprietà altrui o addirittura sotto la sede stradale dei vari vicoli. Questo sistema di gallerie e di caverne ha causato, nel tempo, un indebolimento delle strutture murarie soprastanti e delle fondamenta delle case ed ha instabilizzato tutto il centro storico, amplificando l’effetto delle scosse sismiche in occasione dei frequenti terremoti che hanno colpito, con tragica cadenza, il nostro paese. Spesso si sono verificati anche cedimenti della sede stradale.
L’esigenza di disporre di una cantina era dettata dalla necessità di conservare in un luogo fresco e asciutto le derrate alimentari o i prodotti in un paese la cui attività principale è stata sempre quella agricola: olio, vino, patate ed altro trovavano nella cantina il posto ideale per la loro conservazione. L’ampiezza e la profondità della cantina, scavata quasi sempre in discesa, era condizionata da almeno due fattori: lo spazio a disposizione e la quantità dei prodotti da conservare. In qualche cantina poi dovevano trovare posto anche l’asino o il mulo, la capra, la pecora e spesso anche…il maiale.

FOSSI: CANTINA DI PEZZANO GIOVANNINA

FOSSI: CANTINA DI PEZZANO GIOVANNINA

Talora lateralmente venivano scavate delle nicchie, nelle quali trovavano posto le giare (F’sine) destinate a contenere olio, aceto e peperoni sottaceto e botti o botticelle di varia grandezza per contenere il vino. In molte c’era la vasca di pietra, destinata a contenere il buon olio che qui si è sempre prodotto. Nella cantina trovava posto anche la legna da ardere.

“FOSSI”: VASCA PER L’OLIO NELLA CANTINA ADDIMANDI

“FOSSI”: VASCA PER L’OLIO NELLA CANTINA ADDIMANDI

“FOSSI”: DUE GIARE (F’sine) NELLA CANTINA ADDIMANDI

“FOSSI”: DUE GIARE (F’sine) NELLA CANTINA ADDIMANDI

CANTINA ADDIMANDI: NICCHIA LATERALE CON BOTTICELLA (LU VASCIEDD’) E “LU CALLAR”

CANTINA ADDIMANDI: NICCHIA LATERALE CON BOTTICELLA (LU VASCIEDD’) E “LU CALLAR”

CANTINA DI PEZZANO GIOVANNINA: LE BIGONCE (LI TINIEDD’) PER L’UVA

CANTINA DI PEZZANO GIOVANNINA: LE BIGONCE (LI TINIEDD’) PER L’UVA

Si accedeva alla cantina mediante una porta che dava quasi sempre direttamente nella cucina e solo in qualche caso la cantina era adiacente all’abitazione.
Nella cantina venivano conservati anche i vasetti contenenti i salami sottolio (zazicch’ e supr’ssat’), la sugna liquefatta (‘nzogna), il concentrato di pomodoro essiccato al sole (la cunserva).

I VASETTI

I VASETTI

Nella cantina era facile trovare, appesi ad appositi uncini di legno, anche pezzi di lardo, prosciutti, capicolli, vesciche piene di sugna, pancetta salata (spancedd’ e putt’r’nedda).
In ultima analisi la cantina era una specie di grande dispensa/frigorifero, calda d’inverno e fresca d’estate; ma in quelle che erano sottostanti alla sede stradale spesso ci pioveva.
Quando fu realizzata la rete idrica e fognaria e furono predisposte le massicciate per la sede stradale si chiuse un occhio: molte cantine furono attraversate da tubi e solo in qualche caso vennero chiuse, in quanto rappresentavano un pericolo troppo evidente per la pubblica incolumità.
Spesso però le cantine erano costruite, almeno in parte, in muratura e venivano rinforzate con archi e con volte alla “siciliana”.

CANTINA DI ROCCO VINCENZO ADDIMANDI: MURATURA CON ARCHI E VOLTA

CANTINA DI ROCCO VINCENZO ADDIMANDI: MURATURA CON ARCHI E VOLTA

Oggi purtroppo a Carife, per quel che se ne sa, rimangono solo poche cantine interessanti: oltre a quella di Addimandi Rocco Vincenzo e a quella attualmente di proprietà comunale sui “Fossi”, una volta appartenuta ai Marchesi di Carife e ai frati francescani del Convento, ne abbiamo un’altra restaurata recentemente nel ristorante “Al Palazzo”, di proprietà del Dott. Giuseppe Addimandi.
La cantina del Sig. Addimandi Rocco Vincenzo è sicuramente tra le la più integre e meglio conservate.
Nella fase del restauro e del consolidamento di quella di proprietà del Comune, ancora in atto, è stato incredibilmente demolito un antico forno pubblico inglobato nell’anticamera della cantina: un altro pezzo della nostra storia è andato imperdonabilmente distrutto e lo abbiamo perduto per sempre…(Forse con un po’ di accortezza maggiore poteva essere salvato!)
Tutte e tre le cantine, secondo una concezione settecentesca, sono dotate di un’anticamera piuttosto ampia, nella quale erano allocati, in passato, gli strumenti necessari alla vinificazione: il tino (la tina), il torchio (lu str’ng’tur’), il barile (lu varril’) e quant’altro occorreva.

PALAZZO MANZI ALFONSO (EX SANTORO): I BARILI USATI PER IL VINO, L’OLIO E L’ACQUA (LU VARR’LAR’)

PALAZZO MANZI ALFONSO (EX SANTORO): I BARILI USATI PER IL VINO, L’OLIO E L’ACQUA (LU VARR’LAR’)

Un fascino tutto particolare esercita sicuramente una grande caverna scavata nei conglomerati molto cementati della montagna che sovrasta Via Modena. La cantina appartiene ora alla Sig.ra Maria Addesa (“La Cast’ddana”) e alla sorella diversamente abile; la caverna è sicuramente tra le più belle e più ampie di Carife.
La freschissima cantina, accessibile dall’interno dell’abitazione, riceve la luce da una finestra ricavata nella parte più alta di essa e quando il sole vi entra viene rischiarata come da un faro.
E’ stato riferito che proprio attraverso questa finestra veniva introdotta nella cantina una grande quantità di vinaccia, utilizzata poi per la distillazione dell’acquavite nell’alambicco gestito, in un passato nemmeno troppo remoto, dal Sig. Francesco De Falco (“Lu lamm’ccaro). La notizia mi è stata confermata anche dal figlio Rocco De Falco (detto “canale 5”).

LA CANTINA ADDESA CON LA FINESTRA ATTRAVERSO  CUI SI INTRODUCEVA LA VINACCIA

LA CANTINA ADDESA CON LA FINESTRA ATTRAVERSO CUI SI INTRODUCEVA LA VINACCIA

NELLA CANTINA C’E’ ANCORA “LU CARRAT’” O “LU VASCIEDD’”

NELLA CANTINA C’E’ ANCORA “LU CARRAT’” O “LU VASCIEDD’”

CANTINA COMUNALE DEI “FOSSI” (IN RESTAURO): L’ANTICAMERA

CANTINA COMUNALE DEI “FOSSI” (IN RESTAURO): L’ANTICAMERA

CANTINA DI PROPRIETA’ COMUNALE SUI” FOSSI”: CORRIDOIO DI DISCESA E NICCHIE LATERALI

CANTINA DI PROPRIETA’ COMUNALE SUI” FOSSI”: CORRIDOIO DI DISCESA E NICCHIE LATERALI

CANTINA DEL RISTORANTE “AL PALAZZO”: DISCESA CON VOLTA A BOTTE

CANTINA DEL RISTORANTE “AL PALAZZO”: DISCESA CON VOLTA A BOTTE

CANTINA “AL PALAZZO”: NICCHIE LATERALI E TAVOLO PER LA DEGUSTAZIONE

CANTINA “AL PALAZZO”: NICCHIE LATERALI E TAVOLO PER LA DEGUSTAZIONE

CANTINA “AL PALAZZO”: VISTA DAL FONDO

CANTINA “AL PALAZZO”: VISTA DAL FONDO

CANTINA “AL PALAZZO”: NICCHIA TRASFORMATA IN ENOTECA

CANTINA “AL PALAZZO”: NICCHIA TRASFORMATA IN ENOTECA

CANTINA “AL PALAZZO”: UNA DELLE NICCHIE LATERALI

CANTINA “AL PALAZZO”: UNA DELLE NICCHIE LATERALI

CANTINA “AL PALAZZO”: PILASTRO ED ARCHI LATERALI

CANTINA “AL PALAZZO”: PILASTRO ED ARCHI LATERALI

CANTINA “AL PALAZZO”: LA VOLTA A BOTTE

CANTINA “AL PALAZZO”: LA VOLTA A BOTTE

ANTICAMERA DELLA CANTINA “AL PALAZZO”: “LU STRING’TUR’”

ANTICAMERA DELLA CANTINA “AL PALAZZO”: “LU STRING’TUR’”

 

IL DISASTROSO SISMA DEL 23 NOVEMBRE 1980

Il terremoto del 23.11.1980 e la successiva ricostruzione portarono alla chiusura ed alla bonifica di quasi tutte le cantine, non solo di quelle del centro storico, che era stato particolarmente “disastrato”.
A tutela della pubblica e privata incolumità fu emanata un’apposita ordinanza sindacale che imponeva ai proprietari la chiusura o l’eliminazione dei tratti di cantina che interessavano la sede stradale, soprattutto quella della statale n. 91, interessata da un traffico pesante.
L’ordinanza, pur con inevitabili e facilmente prevedibili mugugni e proteste, portò all’eliminazione delle cantine più pericolose, che spesso costituivano delle vere e proprie “opere occulte”, sconosciute anche al Catasto.
Era un pezzo della nostra storia e della nostra civiltà contadina che se ne andava per sempre.
Sui “Fossi” si rese necessario procedere alla “bonifica” di molte cantine e caverne, mediante sfondamento con mezzi meccanici, svuotamento e riempimento con “calcestruzzo ciclopico”, ovvero colate di cemento contenenti pietrame di varie dimensioni.
Questa sorte toccò alla grande grotta di Via Ripa ( La grotta “r’ lu z’llus’”), nella quale c’era anche un piccolo forno. La caverna, dalla quale anticamente veniva estratta la sabbia, passava sotto le case: una in particolare, quella del sig. Rocco Pastore, correva pericolo per i frequenti crolli che la interessavano. Proprio per questo motivo la Sez. autonoma del Genio Civile di Ariano Irpino ne ordinò la bonifica ed il colmamento. In una parte della grotta furono realizzat poi anche dei depositi/garage.
Un altro intervento di bonifica fu portato a termine un po’ più a monte, nei pressi dell’abitazione del Sig. Antonio Flora ed interessò anche l’area sulla quale sorge ora l’abitazione del sig. Giulio Lodise (“lu giulianes”).
L’intervento sicuramente più consistente ed impegnativo fu quello che il Comune effettuò per colmare e bonificare tutte le cantine presenti, a livelli sovrapposti, sul fianco del centro storico a destra della chiesa: quasi tutte le case, ricostruite su delega al Comune da parte dei proprietari, furono fondate su platee di cemento armato.
Sempre nella fase della ricostruzione fu colmata e scomparve anche una “neviera”, forse utilizzata dai frati del vicino convento, individuata sotto l’abitazione ricostruita sui Fossi dagli eredi di Giampietro Lungarella. Aveva una bellissima volta a botte ed era destinata alla conservazione della neve da utilizzare d’estate. La neve raccolta veniva calata nella neviera attraverso una botola praticata nella volta, veniva pressata e poi prelevata all’occorrenza attraverso una porticina.
Oggi a Carife rimangono solo poche cantine e si sfruttano, in sostituzione, locali interrati o seminterrati, unitamente alle opere di maggiore fondazione: ma il fascino delle cantine di una volta non esiste più…
E’ scomparso un tassello fondamentale del nostro passato: fortunatamente però rimane ancora qualcosa da salvaguardare e tramandare ai posteri, a testimonianza di un passato del quale nessuno può sentirsi orfano o, peggio, figlio illegittimo.

LA CANTINA DI PEZZANO GIOVANNINA (SOPRANNOMINATA “STREGA”) SUI FOSSI

LA CANTINA DI PEZZANO GIOVANNINA (SOPRANNOMINATA “STREGA”) SUI FOSSI

NELLA CANTINA C’ERA ANCHE LA “RODDA” PER IL MAIALE ED IL POSTO PER L’ASINO

NELLA CANTINA C’ERA ANCHE LA “RODDA” PER IL MAIALE ED IL POSTO PER L’ASINO

ANTICAMERA USATA PER… ESSICCARE SALAMI

ANTICAMERA USATA PER… ESSICCARE SALAMI

CANTINA SCAVATA NEI CONGLOMERATI E ADIBITA ANCORA A LEGNAIA  (La cantina, tra le più belle e complesse di Carife, appartiene a Luigi Di Ianni)

CANTINA SCAVATA NEI CONGLOMERATI E ADIBITA ANCORA A LEGNAIA
(La cantina, tra le più belle e complesse di Carife, appartiene a Luigi Di Ianni)

CANTINA USATA “IN CONDOMINIO” DAGLI SCHIRILLO

CANTINA USATA “IN CONDOMINIO” DAGLI SCHIRILLO

 

LA CANTINA CARSILLO IN VIA DEL BATTISTA

Tra le cantine di Carife merita sicuramente una grandissima considerazione la cantina Carsillo, ubicata in via del Battista: in questa cantina il tempo sembra essersi fermato da un secolo e vi sono custoditi gelosamente alcuni attrezzi appartenuti ad una civiltà contadina ormai spenta da tempo.
Il capostipite della famiglia, Marco Carsillo, nasce a Carife nel 1746 e, attraverso ben sei generazioni, arriviamo agli attuali eredi, tra i quali il Maestro Giuseppe e il Sig. Giovanni, carabiniere in congedo. Quelli della mia generazione ricorderanno poi sicuramente anche il buon Marco Antonio, amico affettuoso di tutti ed ancora vivo nel cuore di tutti quelli che ebbero la fortuna di conoscerlo.
Nella famiglia, da sempre benestante e proprietaria terriera, ricorrono spesso i nomi di Marco, Giovanni, Rocco, Vincenzo, Roccovincenzo, Gianfilippo, Giuseppe e Raffaele. Tra le discendenti femminili troviamo di frequente i nomi di Maria, Angela, Mariangela, Filomena, Eugenia e Teresa.
Le professioni più ricorrenti nella famiglia sono quella ecclesiastica, quella militare e quella contadina e sono state portate avanti sempre con grande dignità e notevole successo.
La generazione più prolifica fu la quarta, quella che ha come capostipite Rocco Vincenzo Carsillo, che mise al mondo ben 11 figli (5 maschi e 6 femmine). Tre suoi figli portano il nome di Raffaele, suo padre.
Nell’ambito della famiglia un posto di sicuro rilievo spetta a Frate Vitantonio da Carife, al secolo Giovanfilippo Carsillo, figlio di Raffaele e Maria Vittoria Saura. Giovanfilippo fu battezzato il 7 giugno 1842 e fece i suoi studi a Lacedonia, ospitato dallo zio Vincenzo, che vi risiedeva in qualità di sottufficiale della gendarmeria borbonica. Diventò frate minore francescano e, dopo varie vicissitudini (fu dichiarato disertore o renitente alla leva nel 1863 e fu addirittura ricercato), svolse in modo egregio il suo ministero sacerdotale. La vita di questo frate minore francescano è bellamente raccontata, in un manoscritto, da Vincenzo Carsillo, vissuto tra Carife e Villamaina. Il manoscritto riporta anche un epistolario familiare che va dal 1863 al 1914 e fu scritto fra il 1946 ed il 1947: meriterebbe sicuramente la pubblicazione, onde far conoscere un illustre carifano che svolse con grande dedizione il suo apostolato ed ebbe una vita intensa e molto movimentata, in un periodo in cui anche nelle nostre zone andava diffondendosi il fenomeno del brigantaggio, alimentato, oltre che dai soldati del disciolto esercito borbonico, anche dai renitenti alla leva voluta dai Savoia, in un’Italia appena unificata (1860).

Padre Vitantonio da Carife (Al secolo Fiovanfilippo Carsillo)

Padre Vitantonio da Carife (Al secolo Fiovanfilippo Carsillo)

La cantina, stando alla data riportata sul bel portale in pietra, fu costruita nel 1894 da Rocco Vincenzo Carsillo, che, sposatosi in età avanzata, non ebbe figli e nominò erede un nipote che portava il suo nome.
Il sig. Giovanni Carsillo ha donato la cantina al figlio Nicola, attuale legittimo proprietario.
La cantina, l’unica a Carife dotata di un bel portale, ha una splendida volta alla “siciliana” ed è molto ampia; ha due nicchie per ogni lato e la parte più interna fu murata a seguito del terremoto dell’agosto 1962: si addentrava per vari metri nei conglomerati della montagna. Le condizioni complessive attuali delle strutture murarie sono sicuramente buone e ben si fece a risparmiarla dalla demolizione a seguito del disastro del 1980, in attesa di tempi migliori, che purtroppo ancora non sono arrivati. Il portale rappresenta il degno sipario di uno dei vicoli meglio conservati di Carife. Sarebbe opportuno, d’intesa con l’attuale proprietario, un intervento di mano pubblica, volto a restaurare e consolidare una testimonianza sicuramente tra le più valide ed eloquenti della nostra storia e del nostro passato contadino e potrebbe far parte, insieme al vecchio “trappito” di Piano dei Cavalieri ed alle altre antichità carifane, di un percorso culturale di tutto rispetto.
Nella cantina, come in un grande scrigno, sono conservati e gelosamente custoditi alcuni attrezzi del mondo contadino, tra cui uno splendido basamento di torchio per l’uva in pietra (torculum dei latini), tre vasche per l’olio, tra cui una veramente unica a forma cilindrica, un grande tino, un maglio di legno, vari embrici fabbricati nelle fornaci di Carife, un antico “mezzetto”, una grossa “callara” di rame ed un bel “ carrato”, ancora sistemato al suo posto.

Il bel portale della cantina Carsillo in Via del Battista

Il bel portale della cantina Carsillo in Via del Battista

La chiave del portale con la scritta R.V.C .(ROCCO VINCENZO CARSILLO) 1894

La chiave del portale con la scritta R.V.C .(ROCCO VINCENZO CARSILLO) 1894

Interno della cantina

Interno della cantina

Base di torchio (“str’ng’tur”) in pietra

Base di torchio (“str’ng’tur”) in pietra

Vasca cilindrica di pietra per l’olio, con appoggiato un “maglio”

Vasca cilindrica di pietra per l’olio, con appoggiato un “maglio”

Cantina Carsillo: il “mezzetto” su una vecchia sedia

Cantina Carsillo: il “mezzetto” su una vecchia sedia

Cantina Carsillo: una delle nicchie laterali

Cantina Carsillo: una delle nicchie laterali

Cantina Carsillo: “La callara” di rame

Cantina Carsillo: “La callara” di rame

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