CARIFE NELLE RELAZIONI “AD LIMINA” DEI VESCOVI DI TREVICO

“Per i cultori di storia locale risultano di estremo interesse i carteggi che i Vescovi intrattennero dalle loro diocesi con i diversi Uffici romani. In particolare, oltre alla vera e propria corrispondenza raccolta nel fondo « Lettere dei Vescovi », sono importanti le relazioni che ciascuno di essi doveva periodicamente inviare alla Sacra Congregazione del Concilio per render conto dello stato della propria diocesi. Tali rapporti dovevano essere presentati personalmente a Roma e nell’occasione l’estensore doveva visitare, come in un pellegrinaggio, le tombe degli apostoli poste nelle basiliche di S. Pietro e di S. Paolo. Questo omaggio «ad limina apostolorum» spiega perché i suddetti resoconti alla Sacra Congregazione del Concilio venissero anche indicati, come « Relazioni ad limina ».(1).

“Papa Sisto V (2), con la Bolla Romanus Pontifex del 20 dicembre 1585, stabilì che ogni tre anni il Vescovo doveva visitare la Basilica di S. Pietro e Paolo in Roma e presentare contemporaneamente una relazione sullo stato materiale e formale della sua Diocesi. Tale visitatio ad limina Apostolorum era inculcata dal Pontefice con molto zelo, come necessaria a mettere i Vescovi in relazione con il Vicario di Cristo in determinati periodi, e a dare a tutta l’attività ecclesiastica una solida ed armonica consistenza.
I Vescovi di Trevico (da cui dipendeva anche Carife)trasmisero alla Congregazione del Concilio 50 relazioni, dal 1592 fino al 1804, che sono nell’Archivio Segreto Vaticano, Relationes ad limina 818 A-B).
Le Relazioni sono considerate dagli storici una preziosa ed importante fonte ecclesiastica da utilizzare – unitamente ai verbali delle Parrocchie – per fare la storia socio-religiosa di un ambito territoriale, spesso ristretto e senza storia, coincidente con zone isolate e misere del nostro profondo Sud” (3).
Simone Veglino, che fu Vescovo della Diocesi di Trevico dal 1702 al 1720, nella Relazione n. 1704, datata Castello, dal Palazzo Vescovile, 1 agosto 1704, a proposito del nostro paese scrisse (in latino):
“Carife e’ posta su di un colle, a soli due stadi dalla città, come dalla residenza del Vescovo. Eccetto quella dei Regolari vi è una chiesa Madre e Parrocchiale di tutto il paese e dicono che sia una Collegiata perché giornalmente vi si celebrano puntualmente i divini uffici, ma trattasi soltanto di una Ricettizia (4). E’ dedicata a San Giovanni Battista che è il Patrono principale del paese.

NOTE:

(1) Celestino Grassi, Spunti e note sulle Relazioni ad Limina,;

(2) Sisto V, al secolo Felice Peretti, fu francescano conventuale; fu papa dal 24 aprile 1585 alla morte, avvenuta nel 1590. Fu assai rigido con i Vescovi, esigendo l’esatta osservanza dei decreti Tridentini, specialmente della residenza;

(3) Vittorio Caruso, numero speciale di VICUM del sett. 2007, pag. 10 e seguenti;

(4) Fondazione ecclesiastica, riconosciuta come persona giuridica fino al 1867, formata da un collegio di chierici con lo scopo della cura delle anime e dell’esercizio collettivo del culto; aveva un patrimonio le cui rendite spettavano in parte proporzionata ai partecipanti.

Il Clero si compone di 27 sacerdoti, il primo dei quali è chiamato Abate, , il secondo Primicerio, e di 7 Chierici (1). Ciascun sacerdote partecipa alle rendite della chiesa ma non supera la somma di 50 ducati. Hanno il peso della celebrazione delle Messe e di Anniversari e coloro che non partecipano ai divini uffici sono annotati come assenti.
Fuori della chiesa ci sono quattro oratori, il primo è chiamato Succorpo (2), il secondo in onore di Santa Maria delle Grazie, il terzo di San Michele Arcangelo (oggi detto Purgatorio, n. d. r.), il quarto di San Marco Evangelista, i quali hanno particolari entrate per le spese di manutenzione:
Vi si venerano molte reliquie: la prima una parte non piccola del legno della Santissima Croce, che si vede in una teca in argento; la seconda parte del cuore di S. Giovanni Battista, con una statua di legno indorato; la terza, una gran parte della gamba di San Lorenzo Protomartire, secondo Patrono, con una statua simile; la quarta, parte della gamba di San Luciano Presbitero e Martire, anche con una statua lignea indorata.
Vi sono due benefici, uno dentro la chiesa madre di patronato laicale, l’altro nell’Oratorio di San Marco, di libera collazione che, tuttavia, hanno entrate insignificanti. Similmente due Confraternite, la prima per la venerazione della Santissima Eucarestia, la seconda in onore della Santissima Vergine del Rosario. Vi è un ospedale per i Pellegrini. Il paese conta 1.100 abitanti.La cura delle anime spetta all’Abate che, in caso di vacanza, viene scelto dal Capitolo della Cattedrale e nominato dal Vescovo..
L’Abate non riceve alcuna prebenda per la cura delle anime, eccetto quello che gli proviene dalla massa comune.
Nel paese c’è un Convento, pure dei Conventuali di San Francesco, che è assoggettato alla visita dell’Ordinario ed ha un’entrata di oltre 300 ducati (3).

NOTE:

1. Michele De Luca, nella Parte II di “Carife nel Catasto Onciario”, pubblicato in VICUM del mese di Dicembre 1984, riportando i dati della popolazione relativi al 1847, enumera ben 36 Religiosi secolari cittadini, e fornendone anche l’elenco completo, Di questi 11 vivevano da soli e 25 nelle rispettive famiglie di provenienza. Gli abitanti nel 1847 erano 2012;

2. Il Succòrpo  [comp. di sub- e corpo]. È un ambiente scavato, come la cripta, al di sotto di una chiesa, in prossimità dell’abside e a cui si accede dall’interno dell’edificio ( viene detto anche sottochiesa);

3. La Chiesa che si trova sui “Fossi” o Rione Antico, distrutto dal terremoto del 1732, fu ricostruita nel 1749, proprio accanto al Convento dei Frati Minori Conventuali, che era stato soppresso dal tristemente famoso Decreto, emanato da Gioacchino Murat in data 21 Dicembre 1809. Successivamente, con Provvedimento n. 2038, adottato il giorno 4 Marzo 1837, Re Ferdinando di Borbone decretava: “…Concede per uso del culto divino alla congregazione di S. Maria delle grazie nel comune di Carife in Principato Ulteriore la chiesa del soppresso munistero de’ Minori conventuali, di proprietà di esso comune, a norma delle condizioni proposte dal decurionato, e da essa congrega accettate, e salvo sempre al comune il padronato di detta chiesa”. I rapporti tra Comune e Congrega però non furono sempre pacifici, leali e idilliaci.

Vi si trova anche una dipendenza della Congregazione di Montevergine, con un piccolo Oratorio affidato alla cura di un laico professo, con una rendita di 70 ducati. Volesse il cielo e potessero destinarsi alla Prebenda Teologale, o Penitenziaria, che, come si è detto, non sono istituite nella Cattedrale”.
Da questa Relazione del Vescovo Viglino apprendiamo che nel 1704 la preziosa Reliquia del Legno Santo della Croce già era a Carife. Di questo parleremo più avanti.
A circa trent’anni di distanza dalla Relazione precedente ne troviamo un’altra, la n. 1738, presentata da Monsignor Francesco Leonardi, Vescovo di Trevico dal 1733 al 1739. La Relazione, datata Trevico 1 marzo 1735, è la seguente:
“Dopo Flumeri viene Carife di cui è Signore l’illustre Marchese Saverio Capobianco, e conta 1200 abitanti; le case dei cittadini, con la chiesa madre di S. Giovanni Battista e con tutte le altre chiese, sono andate in rovina a causa del terremoto già ricordato (1732). Cosicché per l’osservanza dei Sacramenti hanno costruito una piccola chiesa di tavole, ove oggi i 35 sacerdoti, tutti partecipanti essendo la chiesa ricettizia, ben istruiti in canto Gregoriano, ogni giorno cantano i divini uffici e soddisfano tutti gli altri obblighi con piena aderenza alla Tabella. L’Abate, anche se vecchio, con l’aiuto dell’Economo, fa accuratamente tutto ciò che attiene la cura delle anime. I Diaconi, i Suddiaconi ed i Chierici, otto in tutto, oltre che della dottrina cristiana, delle conferenze di Teologia morale e del servizio in chiesa, sono incaricati della scuola e certamente danno buona speranza.
Non esiste alcun fondo per la ricostruzione della chiesa quantunque sia ben fornita di sacre suppellettili con le rendite della Mensa a ciò destinate; nella santa visita abbiamo convinto a concorrervi l’Università, l’Abate, con gli altri Sacerdoti e le Cappelle.
I Priori delle Cappelle di S. Maria delle Grazie e dell’Ospedale, per antico costume, sono nominati dagli amministratori del paese e confermati da questa Curia, dopo aver prestato giuramento di bene e fedelmente amministrare; esibiscono i conti della loro amministrazione e li sottopongono all’approvazione della stessa Curia.
Nello stesso paese ci sono altre tre Cappelle, la prima sotto il titolo di S. Marco, di patronato dei Nigro, che si obbligarono ad abbellirla entro l’anno, e nel frattempo le Messe che vi si dovevano celebrare, giusta la disposizione dei testatori, si celebrano in un’altra Cappella; la seconda, sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie, e con decreto della S. Vista fu ingiunto ai compatroni di ripararla; la terza, poi, sotto il titolo dell’Assunzione, è dipendenza del Monastero di Montevergine, anch’essa gravemente danneggiata, per la cui ricostruzione furono emessi i medesimi decreti.
C’è, finalmente, il Monastero dei Frati Conventuali di S. Francesco, non soggetto all’Ordinario, né mai da lui visitato come delegato della S. Sede, nel quale i frati vivono religiosamente ed insegnano ai secolari Teologia Morale, ed alcuni di essi sono stati da me autorizzati a ricevere il Sacramento della confessione.
I costumi del popolo, infine, dopo gli esercizi spirituali da me ordinati per il Clero e per i secolari, con l’aiuto di Dio, sono migliorati”.
Qualche anno, il 12 dicembre 1741, Monsignor Bernardo Onorati, Vescovo dal 1739 al 1774, nella sua Relazione ad limina scrisse:
“Nella terra di Carife c’è parimenti una Chiesa Collegiata con 265 Canonici e quattro Dignità: l’Abate, il Primicerio, il Cantore ed il Tesoriere. Gli altri sono semplici Canonici che, con altri sette sacerdoti fuori del Collegio, sono egualmente partecipanti, e sono al servizio della chiesa.
Gli abitanti sono 1500.
C’è una scuola pia, a spese dell’Università, nella quale insegna un sacerdote morigerato ed esperto di belle lettere, che istruisce i ragazzi con plauso generale e profitto degli alunni.
Due sono le confraternite di laici che frequentano i Sacramenti e fanno opere di misericordia ed i conti dei Priori sono resi annualmente ad un revisore da me nominato. Vi si trova anche un Monastero di Minori Conventuali nel quale dimorano tre Padri, il guardiano che ne è il Superiore, un secondo sacerdote per soddisfare gli obblighi delle Messe, ed un laico. Ossia oblato (che offre i propri servizi, n. d. r.), a servizio di detti Padri del Convento e della chiesa. Vivono secondo la Regola del Fondatore (San Francesco, n. d. r.) e fanno opere di cristiana pietà”.
Tre anni dopo, nella Relazione n. 1744 datata 1 novembre 1744, il Vescovo Onorati scrisse:
“Carife ha una chiesa Collegiata insignita intitolata a S. Giovanni Battista che è venerato Patrono principale, della cui effigie è costituito il sigillo collegiale: il Collegio è stato riconosciuto poco tempo fa per concessione della S. Sede Apostolica e dotato di insegne collegiali alquanto belle, vale a dire un rocchetto (1) ed una mozzetta (2) di color violaceo. Si compone di 25 Canonici tra i quali ci sono quattro Dignità, ovvero Abbaziale, che è la prima e curata, Primiceriato, Cantorato e Tesaurariato. Ha altri preti addetti al servizio della chiesa e partecipanti alla massa comune, che, sebbene siano del Collegio, non appartengono al Capitolo dei Canonici.
Ha una mensa adeguata per la Sagrestia che è amministrata da un Priore che è eletto dal Capitolo della stessa Chiesa, la costruzione spetta all’Università. Ha insigni reliquie, ovvero una notevole parte del legno della Santa Croce del Signore Cristo, racchiuso in un ostensorio di argento lavorato (…), un braccio di S. Giovanni Battista ed un osso di San Lorenzo Levita e Martire deposti nelle loro rispettive statue.
Sotto lo stesso tetto si trovano erette le Confraternite del SS.mo Corpo di Cristo e del SS. Rosario che sono amministrate da laici.
Ci sono altre chiese minori, come quella di Santa Maria delle Grazie e dei Sette Dolori della Beata Vergine (Chiesa/oratorio dell’Addolorata, n.d.r.), nelle quali si trovano sodalizi di laici con determinati Statuti, istituiti secondo le norme emanate da Clemente VIII (…); le rendite di questi luoghi pii e confraternite sono amministrate da Priori eletti o dai confratelli o dall’Università e sono confermati dal Vescovo dopo aver giurato come sopra.
La chiesa di San Marco Evangelista, con beneficio semplice, di patronato laico, distrutta dalla violenza del terremoto (1732), dovrebbe essere ricostruita, ma non c’è chi vi provveda soprattutto per la povertà dei patroni e del Rettore.

NOTE:

1. Il Rocchetto è un paramento liturgico consistente in una sopravveste bianca, solitamente di lino, con pizzo e lunga fino a mezza gamba;

2. La Mozzetta (o Mozzetto) è una mantellina corta, chiusa sul petto da una serie di bottoni, portata dagli alti ecclesiastici (rettori di una basilica, canonici, prevosti, abati vescovi, cardinali, pontefici).

Il Convento dei Minori Conventuali di S. Francesco, pure caduto per la violenza del terremoto, in parte è stato ricostruito, in parte deve essere ricostruito, e per quanto abbia rendite sufficienti al sostentamento di sei frati, attualmente ne accoglie treed è al di sotto dl numero stabilito a causa delle spese di fabbrica.
C’era una volta la chiesa di S. Maria di Montevergine, dipendenza del Monastero di S. Giovanni de Valle di Castel Baronia della Congregazione di Montevergine dei Padri Benedettini, ora però è stata gettata a terra dai frequenti terremoti, ma ha lasciato nel popolo un devoto desiderio di ricostruirla”.
Dalla Relazione n. 1758, inviata dal Vescovo Onorati in data 4 febbraio 1758, apprendiamo che a Carife esisteva un Monte Melina per il maritaggio delle fanciulle (1) e che vi era stata “una vacanza dell’Abazia di Carife la cui provvista è ferma da cinque mesi, essendo sorta una lite col Capitolo di Trevico, che ne rivendica il patronato”.
Più avanti si legge “I Parroci posseggono tutti i libri che debbono avere secondo il Rituale Romano e, nell’amministrare i Sacramenti al Popolo e nelle altre cose opportune, qualche volta a Carife ed a S. Sossio hanno bisogno dell’opera degli altri sacerdoti”.
Dalla Relazione n. 1797, inviata dal Vescovo Agostino Gregorio (in carica dal 1792 al 1813), a prposito del nostro paese leggiamo:
“Segue Carife, dove c’è la chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista, una volta Ricettizia, ma da Benedetto XIV, (1) di felice ricordo, costituita in Collegio di 25 Canonici, come si ricava dalla Bolla di erezione del 1741. Tra i Canonici 4 sono Dignità, cioè l’Abate Curato, prima Dignità, il Primicerio, il Cantore, il Tesoriere.
Dalla Bolla di erezione si deduce che l’Abbazia, in qualunque tempo resti libera, è sempre di nomina della S. Sede, mentre le altre Dignità, se resteranno vacanti nei mesi non riservati, debbono essere conferite, non dall’Ordinario, ma dallo stesso Collegio, al soggetto idoneo che ha la maggiore anzianità di servizio nella stessa chiesa nella quale è costituito il Collegio. I Canonicati resisi vacanti nei mesi riservati (2), devono essere conferiti dalla S. Sede, secondo le Regole della Cancelleria.
Attualmente l’Abbazia Curata è vacante per la lite mossa dal Capitolo, perché quest’ultimo, basandosi su documenti apocrifi – come dicono – pretende di avere il diritto di patronato sulla stessa. La lite non è stata ancora risolta. Nel frattempo la cura delle anime è diligentemente amministrata dall’Economo Curato.
Tuttavia ritengo di non dover tralasciare che il comune, da molti anni, si è rifiutato di pagare al Collegio ed alla Mensa vescovile le decime sacramentali solitamente corrisposte dagli amministratori dell’Università, riconosciute anche con pubblici Strumenti.
NOTE:

1. Papa Benedetto XIV, al secolo Prospero Lorenzo Lambertini, nacque a Bologna il 31 marzo 1675 e morì a Roma il 3 maggio 1758. Il Conclave lo elesse Papa il 17 agosto 1740, dopo ben sei mesi. Fu un Papa molto attivo, riformò l’educazione dei sacerdoti, il calendario delle festività della Chiesa e molte istituzioni ecclesiastiche;
2. I “mesi riservati” erano gli otto mesi dell’anno (Gennaio, Febbraio, Aprile, Maggio,

Luglio, Agosto, Ottobre e Novembre) duranti i quali era riservata al Pontefice la facoltà di coprire, con proprie nomine, le sedi vacanti. La cosa è stata portata all’esame della Regia Camera della Sommaria.