LA CHIAVE RECA UNA SIMBOLOGIA COMPLESSA: UN LEONE ED UN ANIMALE ALATO CERCANO DI SVELLERE UN SERPENTE ATTORCIGLIATO AD UN ALBERO. IL GRUPPO E’ COLLOCATO SU TRE COLLI. LA DATA RIPORTATA E’ 1891, MA LE INIZIALI DEL MAESTRO CLEMENTE EMILIO (C. E.) SONO STATE INCISE RECENTEMENTE. IL “SERRATURO” COSTITUISCE UNA SOPRAELEVAZIONE DELL’ARCO.
Qualche appassionato ha recuperato alcuni “serraturi” e conci all’atto delle demolizioni e li ha riutilizzati, inserendoli in una muratura di sostegno in blocchetti di cemento. E’ stato questo il caso dell’amico fabbro Michele Giannattasio (“Giann’ttiedd’”), che ha collaborato dando suggerimenti preziosi.
Se da un lato il nostro amico Michele ha fatto un buon lavoro, perché ha evitato alle pietre lavorate e ai conci di finire miseramente in una discarica, dall’altro la loro estrapolazione dal portale, di cui erano sicuramente la parte più bella ed interessante sotto il profilo artistico, e il riutilizzo attuale vanificano o ridimensionano la buona e meritoria azione compiuta.
Come abbiamo più volte detto nelle pagine precedenti molti portali finirono nella discarica di Vallon Dei Pali o dietro i muri di sostegno delle gradonature del Villaggio della Rinascita, dove furono collocati i prefabbricati occorrenti per il reinsediamento dei senza tetto a seguito del terremoto.
Altri portali furono comprati da forestieri, altri ancora giacciono ammucchiati sui piazzali dei marmisti in attesa di essere rivenduti a qualche appassionato.

LA CHIAVE DEL PORTALE RIPORTA, OLTRE ALLA CROCE SUL MONDO E UNA STELLA, UN BRACCIO
PROTESO ARMATO DI SPADA
Giuseppe Macchia, Cavaliere di Vittorio Veneto, fu uomo, marito e padre esemplare. Per sette anni Combattè valorosamente, come tanti di Carife, la Grande Guerra, distinguendosi per altruismo e serietà. Fu sul Piave e poi a Rodi, nell’Egeo. Emigrò per gli USA e fece più volte il viaggio di andata e ritorno via mare. Vi andò la prima volta quando aveva sedici anni quando un fratello, emigrato in America prima di lui, era scomparso senza lasciare più traccia. Ritornò a Carife qualche anno dopo perché il padre era morto sotto il crollo della volta del Trappeto Melchionna (“Mariniello”) al Piano dei Cavalieri, dove, per una pura fatalità, lavorava come manovale: quel giorno sarebbe dovuto andare in campagna a mietere il fieno. Avendone l’età fu subito mandato sotto le armi. Giuseppe Macchia, nato il 17.4.1892, morì a Carife il 5.2.1991, a quasi 99 anni di età. Di lui e di altri anziani intendo occuparmi in un altro lavoro, già in preparazione.
I due portali appartengono ai fratelli Ciriello, di cui uno, Don Peppino, fu medico e l’altro, Giovanni, esattore delle Imposte Dirette. Entrambi non ebbero figli ed uno di loro, l’esattore Giovanni, adottò una bambina che tutti ricordiamo come una bella ragazza di nome Pupetta. Giovanni Ciriello aveva sposato Donna Adele De Laurentis, imparentata con i produttori cinematografici Dino ed Aurelio, che portano il suo stesso cognome.
Il Dottore Don Giuseppe Ciriello ha lasciato tutto in eredità ad un suo nipote di Avellino. Era questa sicuramente una delle famiglie più importanti di Carife, in un passato nemmeno tanto remoto.