Il violento e tragico terremoto del 23 Novembre 1980 permise agli Italiani ed al mondo intero di aprire il sipario sui tanti paesini/presepe di una delle zone più povere dell’intero Meridione: piccoli e pittoreschi centri storici, chiese più o meno grandi, case povere e palazzi gentilizi, monumenti, abbellivano le zone interne dell’Irpinia e della Basilicata ed erano sconosciuti anche alle Istituzioni che se ne sarebbero dovute occupare prima del catastrofico sisma.
Interi centri storici furono vincolati ai sensi della Legge n. 1089 del 1939 e la stessa sorte ebbero, anche se tardivamente, molti palazzi gentilizi e nobiliari. Così avvenne anche per il centro Storico di Frigento, che fu ricostruito in collaborazione con la competente Soprintendenza. Il lavoro fu sicuramente lodevole, perché qui, come in qualche altro posto, si impedì la demolizione selvaggia e si evitò di cancellare per sempre testimonianze e storia di un mondo contadino povero, ma onesto e laborioso.
Nelle campagne rimaneva ben poco da salvare: le antiche strutture, quasi tutte in pietrame calcareo, si sgretolarono e vennero giù come fossero di sabbia. Al loro posto ora ci sono case moderne, delle vere e proprie villette, che nulla più hanno di antico e poco o niente hanno da dire al cuore e all’anima.
In territorio di Frigento, in Contrada “Lo Parco”, uno splendido complesso edilizio rurale rimase in piedi per vero miracolo, resistendo alla furia devastatrice del terremoto. Il 16 Ottobre 1986, con notevole ritardo, la Soprintendenza ai Beni Architettonici dichiarò “di interesse particolarmente importante” il complesso di Contrada “Lo Parco” e provvide ad emanare il vincolo di tutela. Da quel giorno niente è stato fatto per evitare l’ulteriore degrado e, soprattutto, non sono state fatte le opere necessarie alla tutela ed alla salvaguardia delle bellissime strutture, che appaiono fatiscenti e collabenti: rovi, sterpaglie, erbacce invadono tutto, le coperture sono crollate ed è crollato anche il tetto della bella loggetta che si trova a destra del corpo meglio conservato. Se non si interviene urgentemente il vincolo apposto sarà inutile.
Il Decreto fu accompagnato da una relazione storico-artistica, firmata dalla Dott.ssa Giovanna Rescigno e dall’allora Soprintendente Architetto Mario De Cunzo. Leggiamola:
“Il casale denominato Contrada Lo Parco rappresenta il più bell’esempio di casa rustica settecentesca conservato nelle campagne della Baronia, regione dell’Alta Irpinia. Tali stanziamenti rurali, piuttosto frequenti nella zona, costituiscono delle vere e proprie comunità autonome, modellate probabilmente sul ricordo della “curtis” altomedievale, dotate di una piccola chiesa per i divini uffici, di una casa padronale e di case coloniche per i massari.
Il casale cui ci riferiamo fu edificato, come ci ricorda l’epigrafe situata sul portale d’accesso alla grande corte interna, nel 1720 da parte di Domenico Testa.
La casa padronale, caratteristica per la bella loggetta colonnata, la colombaia, le controsoffittature ed i battenti lignei dipinti, fu ristrutturata nel 1800 da Ciriaco Testa, già acquistata da Carlo Testa nel 1625 e ampliata da Domenico Testa nel 1715.
Tutto il complesso è circondato da mura perimetrali ed accanto alla porta d’ingresso troviamo una torre che, come ci riferisce l’iscrizione sulla facciata della casa fu di nuovo costruita nel 1768. Originariamente doveva servire come torre di avvistamento essendo un nucleo abitato isolato; in un secondo momento fu abbellita con un orologio, ora non più esistente. Ad analogo scopo difensivo sulle arcate dei portali troviamo delle saettiere.
Il complesso, ben conservato, mantiene ancora la sua funzione produttiva”.
Quanto sopra veniva scritto nel 1986: oggi, come detto, le condizioni del casale sono in notevole degrado ed urgono interventi urgenti.
Nel frattempo, a dire di chi abita nelle vicinanze, continua il saccheggio di tutto ciò che si può asportare.
Il corpo di fabbrica situato alla sinistra della “torre” presenta uno spigolo ricostruito forse a seguito del terremoto del 1930.
Il complesso è dotato anche di una cappella, che era stata costruita dai “padroni” per fare in modo che i villici seguissero le funzioni religiose sul posto, senza dover raggiungere Frigento. In questo modo villici ed agricoltori perdevano anche meno tempo e…potevano lavorare di più.
In questa chiesetta comunque era esclusa la possibilità di chiedere asilo, ovvero l’impunità giuridica di coloro che entravano in chiesa proprio per chiederla, come i perseguitati politici, i briganti e i malfattori in genere.
Attualmente il casale dovrebbe appartenere ai cugini Ida ed Ovidio Flammia.
L’epigrafe incisa sul portale è la seguente:
D. O. M.
AEDEM HANC SANCTIS CYRIACO DONATO AC CAJETANO DICATAM
RUSTICANTIUM ET AGRICOLARUM RELIGIONI COMMODOQUE CONSULENS
NE AB URBE REMOTI A DIVINIS ARCEANTUR
AED NOVISSIME EXTRUXIT DOTAVIT U.J. D. CYRIACUS TESTA FREQUENT MDCCCVIII.
La traduzione potrebbe essere la seguente:
A DIO OTTIMO MASSIMO
“Don Ciriaco Testa di Frigento fece costruire da ultimo questa cappella dedicata ai Santi Ciriaco Donato e Gaetano provvedendo alla religione e alla comodità di villici ed agricoltori, affinché lontani dalla città non siano allontanati dai riti religiosi. La dotò dell’uno e dell’altro diritto -1808
U.J. appare di complicata decifrazione, ma potrebbe trattarsi anche dell’abbreviazione di una formula del diritto canonico (utroque jure = l’uno e l’altro diritto).
Vi si legge:
D. O. M.
HOC RUS EMPTUM FUIT
A CARLO TESTA SENIORE
A. D. 1625
DOMINICUS TESTA SENIOR
AMPLIAVIT 1715
SACER. D. PHILIPPUS TESTA
NEPOS RESTAURAVIT
ET HANC TURRIM A FUNDAM
ENTIS AEDIFICAVIT A. D.
1768
TRADUZIONE:
A DIO OTTIMO MASSIMO
QUESTO COMPLESSO RURALE
FU ACQUISTATO DAL SIGNORE CARLO TESTA
NELL’ANNO DEL SIGNORE 1625
IL SIGNORE DOMENICO TESTA
LO AMPLIO’ NEL 1715
IL NIPOTE SACERDOTE DON FILIPPO TESTA
LO RESTAURO’
ED ERESSE QUESTA TORRE DALLE FONDAMENTA
NELL’ANNO DEL SIGNORE 1768
L’iscrizione recita:
AE. M.
HOCCE IN DOMUS SUAE MAGNIFICENTIAM
REFECIT AEDIFICIUM
D. LAURENTIUS. TESTA
1783
La traduzione potrebbe essere la seguente:
DON LORENZO TESTA RICOSTRUI’ QUESTO EDIFICIO QUI PER LA MAGNIFICENZA DELLA SUA DIMORA – 1783