LA SOMMOSSA POPOLARE DEL 1891 E LA DISTRUZIONE DELL’ARCHIVIO COMUNALE

Durante il periodo in cui ebbi il grande ed ambito onore di presiedere il Consiglio Comunale di questo paese (dal 1980 al 1990) mi era capitato più volte, tra uno spostamento e l’altro dell’Archivio, di gettare uno sguardo curioso ai polverosi Registri ed alle carte ingiallite dal tempo: mi mancò il tempo materiale per sfogliarli e leggere quei preziosi documenti che, già dall’aspetto, avevano l’aria d’essere veramente molto importanti per la conoscenza della storia amministrativa del nostro Comune, relativamente ad un periodo veramente difficile.
Gli anni del dopo terremoto del 23 Novembre 1980 furono altrettanto difficili e laboriosi: si trattava di uscire quanto prima dall’emergenza in cui quel tragico e doloro evento ci aveva cacciati, bisognava avviare e gestire la ricostruzione, farla procedere speditamente e ricostruire un minimo di coscienza e di convivenza civile: l’impresa era difficile ed ardua, assorbiva tutto il tempo e non si poteva pensare ad altro. Ora che, da pensionato, ho potuto farlo, col beneplacito dei Sindaci Raffaele Di Ianni prima e Carmine Di Giorgi dopo, finalmente son riuscito a sfogliare, come avrei voluto, quei Registri, in cui sono riportate, in ordine cronologico, tutte le deliberazioni adottate dalle varie Amministrazioni comunali, che si sono succedute o avvicendate a Carife dal 1897 in poi.
In Archivio non vi sono i Registri precedenti, perché essi furono distrutti completamente dall’incendio appiccato in occasione della sommossa popolare del 1891.
I verbali delle deliberazioni di Consiglio (quelli di Giunta Municipale non sono stati consultati, se non in minima parte) risultano redatti a più mani e con una grafia quasi sempre chiara e comprensibile. L’Italiano usato è ovviamente quello dell’epoca e non mancano gli errori di ortografia, da attribuire ovviamente all’amanuense/copista, che prima della diffusione della stampa ricopiava o scriveva gli atti presso Enti e privati.
Nei verbali delle deliberazioni adottate è stato possibile trovare l’eco, non sempre positiva, di ciò che accadeva in Italia e nel Mondo: guerre, terremoti, carestie, emigrazione, povertà, l’assassinio del Re Umberto I° di Savoia a Brescia e tanti altri avvenimenti, che anche qui a Carife suscitavano emozione e commozione.
Si è trattato di un lavoro lungo e paziente, ma sicuramente affascinante e gratificante; esso ha permesso di ricostruire e scoprire i momenti più drammatici del confronto/scontro, sempre democratico, tra maggioranza ed opposizione, facendo rivivere figure di Amministratori di rango, che non sono mai mancati in questo paese, anche se appartenenti quasi sempre agli stessi gruppi familiari benestanti o ad Avvocati e Professionisti affermati.
Si è scoperto che, in fondo, i problemi da fronteggiare in questo Paese sono stati sempre gli stessi e che anche i cittadini non si sono modificati molto nel loro atteggiamento nei confronti delle Istituzioni del nostro piccolo, ma agguerrito, Comune: ad avvelenare gli animi a Carife non sono mai mancati, anche a quei tempi, sospetti, accuse, odio, invidia, vendette e quant’altro.
Naturalmente ho consultato anche alcuni Verbali delle Assemblee della Congregazione di Carità, divenuta in seguito E.C.A. e lo statuto del Senotrofio Addimandi, da questa redatto.
Ho letto poi attentamente anche lo Statuto del Monte Frumentario Pezzano, consultando ovviamente anche i Registri di Anagrafe e Stato Civile impiantati nel 1809.
Utilissima è stata anche la consultazione di ciò che avevano scritto sull’argomento, a vario titolo, gli studiosi Michele De Luca, Stefano Melina, Olga De Gregorio, Salvatore Salvatore, Maria Sciretta e, per quanto attiene al nostro dialetto, Emma Orlando ed Elisa Lungarella.
Interessantissima si è rivelata anche l’indagine e la ricerca diretta nei Libri Parrocchiali di Carife, che mi ha permesso gentilmente di consultare il Rev.do Parroco Don Daniele Palumbo, cui rivolgo un vivo ringraziamento ed apprezzamento.
Davvero interessante è stata poi la lettura degli “Appunti della Storia di Carife” del Dottor Paolo Salvatore, conservati presso la Biblioteca Provinciale di Avellino.
Mi sono anche rattristato…scoprendo che molti documenti sono andati perduti, forse per sempre.
Nel corso della ricerca è stato possibile ricavare uno spaccato davvero veritiero di quella che era la vita quotidiana del nostro paesello e dei nostri concittadini dell’epoca, sempre alle prese con un durissimo lavoro.
Ovviamente abbiamo tralasciato di riportare le deliberazioni che riguardano l’ordinaria amministrazione o il “minuto mantenimento”, ritenute secondarie rispetto al traguardo che ci eravamo proposto di raggiungere.
Questo lavoro si prefigge soprattutto di far conoscere a noi stessi e alle giovani generazioni la storia recente di Carife nel secolo scorso e, per quanto possibile, anche in quelli precedenti: toccherà ad altri, ora più giovani, scrivere la storia degli anni successivi.

L’ARCHIVIO COMUNALE

Si intende per Archivio di un Comune il complesso degli atti, dei documenti e dei dati dell’Ente indipendentemente dal supporto in cui sono registrati, prodotti e ricevuti, comunque utilizzati per lo svolgimento corretto ed ordinato dell’attività amministrativa, anche strutturati in banche dati o sistemi informatici.
I documenti e i dati archiviati, per le loro caratteristiche di autenticità, affidabilità ed interdipendenza, seguono, nella loro formazione, naturale sedimentazione e duratura conservazione i principi della disciplina archivistica.
L’archivio svolge insomma una funzione essenziale per garantire la certezza, la semplificazione e la trasparenza dell’azione amministrativa. In esso è possibile reperire ogni informazione utile ed affidabile sotto il profilo giuridico e si permette la tutela della memoria storica dell’Ente, quando soprattutto si riconosce e garantisce il diritto di tutti i cittadini, e specialmente degli studiosi, all’accesso all’informazione, alla formazione permanente e allo sviluppo della conoscenza. L’archivio comunale di Carife, come anche quelli di tutti gli altri Enti, i singolo documenti sono da considerare beni archivistici ed obbediscono alle disposizioni legislative in materia di beni culturali, come previsto dal Decreto Legislativo n. 490 del 29 ottobre 1999 e come tali sono assoggettati al regime proprio del demanio pubblico.
Dobbiamo dire, ad onor del vero, che non è stato difficile accedere alla documentazione presente nell’archivio comunale di Carife, cosa questa che ha facilitato il presente studio. Gli ultimi due Sindaci, Carmine Di Giorgio e Raffaele Di Ianni, hanno mostrato grande disponibilità, consentendo la consultazione dei Registri delle Deliberazioni del Consiglio e della Giunta Municipale, di quelli dell’Anagrafe e dello stato civile, del Registro che raccoglie le Deliberazioni della Congrega di Carità, e di ogni altro documento utile alla ricerca storica.
Un doveroso ringraziamento va rivolto al compianto Pasquale Clemente, già ottimo e qualificato responsabile dell’Ufficio Anagrafe, a Giuseppe Colella che è subentrato nello stesso compito, e a Corrado Guida, responsabile dell’Archivio Comunale, da lui recentemente sistemato.
Un sentito ringraziamento va rivolto anche al Rag. Giovanni Loffa, che ha facilitato il lavoro di ricerca con molta pazienza e tanta disponibilità.
Un ringraziamento va anche doverosamente a tutti quelli che non hanno fatto mancare sostegno, consigli ed incoraggiamento.
L’Archivio storico del Comune di Carife ha purtroppo subito varie vicissitudini: la più grave fu sicuramente la sua totale distruzione per incendio, a seguito di una sommossa popolare del 1891.
Il terremoto disastroso del 23 Novembre 1980 danneggiò gravemente la casa comunale, tanto che fu poi demolita. I Vigili del Fuoco, in collaborazione con i dipendenti comunali, provvidero a recuperare e a mettere al sicuro il recuperabile, e molti documenti importanti, già ammucchiati negli spazi ristretti del vecchio Municipio, furono portati al sicuro. Parecchi documenti andarono dispersi o distrutti. Negli anni successivi seguirono altri due traslochi ed altre carte forse andarono smarrite; ma finalmente, nel corso del 1986, tutta la documentazione che si era salvata fu portata nella sede comunale ricostruita e inaugurata proprio quell’anno.
Purtroppo sorte peggiore toccò alla documentazione custodita nell’edificio del Senotrofio Addimandi.
Si è detto in precedenza che l’archivio fu bruciato nel 1891, nel corso di una sommossa popolare scoppiata a Carife a seguito della decisione adottata dal Consiglio Comunale di aumentare in maniera consistente il “fuocatico” o “Focatico”. Per semplice curiosità riferiamo che quell’anno il Sindaco di Carife era l’Avv. Giovanni Addimandi.
Il Fuocatico era una tassa/imposta applicata su ciascun fuoco, o focolare, cioè su ciascuna abitazione di un gruppo familiare, o su ciascun “fumante” se l’abitazione comprendeva più gruppi familiari. Ebbe vasta diffusione nell’Europa medievale e moderna. Nel Regno di Napoli fu istituito da Carlo D’Angiò nel 1263. Nell’800, nel contado, il fuocatico era associato alla “tassa bestiame”. Tale imposta rimase con alterne vicende in vigore per lungo tempo. Il Fuocatico fu abolito con Decreto Legge del 30.12.1923, ma di fronte alle enormi difficoltà che i Comuni incontravano per trovare risorse compensative, il Governo. Con D.L. del 23.5.1924 reintrodusse la tassa sotto forma di imposta di famiglia.
Il Comune, per fronteggiare le spese di gestione e di bilancio, era costretto ad applicare anche la tassa sui cani, la tassa di pascolo, il Dazio di consumo, la tassa vetture e domestici, il dazio consumo sulla farina e sulla produzione e vendita del pane, la tassa sugli esercizi e rivendite. Ovviamente per tutti questi settori esistevano dei regolamenti, così come previsto dalla legge comunale e provinciale. Ma le tasse, si sa, non si pagano e non si sono mai pagate volentieri.

LA SOMMOSSA POPOLARE DEL 1891 NEI RICORDI DI ORAZIO SALVATORE

La rivolta/sommossa popolare del 1891 si scatenò contro l’archivio comunale e carteggio e registri furono dati alle fiamme all’esterno del Municipio. Alcuni dei responsabili di quel gravissimo atto vandalico furono individuati e denunciati.
Orazio Salvatore, nato nel 1924, ricorda ancora perfettamente quanto gli raccontavano il padre Salvatore ed il nonno Lorenzo a proposito di quello sconcertante avvenimento. Tra quelli che furono denunciati e chiamati a Castel Baronia in Pretura per essere interrogati l’amico Orazio ha ricordato:

1. LODISE MICHELARCANGELO (Detto “Cannavaro”)
2. ZUFOLO MICHELARCANGELO (Detto “Zufulett’”)
3. GIANNATTASIO MICHELARCANGELO (Detto “Giann’ttiedd’”)
4. MIRRA URBANO

Il primo, Michelarcangelo Lodise, era nato il 9.4.1866 da Giambattista e da Mariangiola Clemente. Il 26.1.1894 sposò Mariantonia Pastore. Fu eliminato dall’Anagrafe dei cittadini residenti in data 29.12.1928, in quanto emigrò nel Nord America, dove morì. Ritornò una volta a Carife e fu costretto a pagare le spese di giustizia del processo.
Il 2°, Michelarcangelo Zufolo, nonno di Gerardo detto “Amore mio”, nacque il 30.5.1866 da Maria Concetta Zufolo di anni 32, di professione filatrice. Il 14.4.1898 sposò in San Nicola Baronia Rosa Giordano. Il Sindaco/Ufficiale di Stato Civile che ricevette l’atto di nascita fu il Canonico Giovambattista Tedeschi, che avrebbe poi fatto costruire la sede municipale, demolita a seguito del terremoto del 23 novembre 1980.
Al censimento del 1936 Michelarcangelo Zufolo risultò abitante in Via Elena. Morì per “marasma senile” il 28.9.1938. Nel cartellino anagrafico troviamo le qualifiche di “affittuario, conduttore in proprio, coltivatore”,
Il nipote Gerardo ha riferito che il nonno, col suo asino carico di prodotti ortofrutticoli, girava per venderli nei paesi vicini ed arrivava fino a Bonito. Si ritirava dalla campagna quando si trovò coinvolto nella sommossa del 1891. Sorpreso con gli altri dai militi cercò di fuggire verso l’orto di Don Giocondo Santoro, ma fu attinto ad una gamba da un colpo sparato dalle forze dell’ordine.
Il 3°, Michelarcangelo Giannattasio (“Giann’ttiedd’”), era il nonno del fabbro Mastro Michele. Nacque l’8.5.1861. Nel suo stato civile troviamo l’annotazione “Non trovasi registrato il suo atto di nascita”. Il 10.1.1915 sposò Maria Rosaria Pezzano, della quale rimase vedovo il 25.12.1936. Nel suo cartellino anagrafico sono indicate le qualifiche di “Contadino, proprietario, enfitueta”. Al censimento del 1936 risultò residente in Via del Battista e successivamente in 9° Vicolo Roma. Morì il 4.3.1943.
La nipote Caterina Giannattasio, vedova Izzo, ha riferito che il nonno, per sfuggire alla cattura da parte dei militi si nascose nella canna fumaria del camino di casa e non si fece prendere.
Sempre Orazio ricorda di aver appreso che il Giannattasio, presa una bandiera, fece il giro di Carife gridando: “Viva il Re, abbasso il Municipio!”
Il 4°, Urbano Mirra, nacque il 22.1.1830 dal calzolaio Giuseppe Nicola di anni 30, e da Maria Branca di anni 27. Il Sindaco che ricevette il suo atto di nascita fu Giovanni Carsillo ed il Cancelliere era Antonio Baldascini. Sposò Carmina Iannuzzi ed abitava alla Strada Piazza. Morì il 19.12.1917 in Via Toro e l’atto fu ricevuto Rocco Infante, “funzionante da Sindaco pel titolare assente”. Risulta prima contadino, poi falegname. Dal racconto di Orazio vien fuori un tipo originale e simpatico. Infatti quando fu portato in caserma per essere interrogato sui fatti e sulla sua partecipazione al tumulto, non rispose a tono alle domande che gli vennero rivolte e farfugliò espressioni che nulla avevano a che fare con l’accaduto. Eppure era stato tra i più attivi, specialmente ad avvicinare al falò con una scopa registri e carteggi.
Orazio, ridendo ancora di gusto per una vicenda che aveva sentito tante volte raccontare dal padre e dal nonno, racconta che Urbano aveva anche qualche difetto di pronuncia e che invece di rispondere ad una precisa domanda del Giudice sulla sua presenza e partecipazione alla sommossa, gli disse, in perfetto dialetto carifano “Signor Giudice, muglier’ma éia r’ Fricient’!” Dopo ripetuti inviti a rispondere a tono, ad una nuova domanda rispose: “ Signor Giudice, tre ‘bbote avietta scì a Fricient’ pe m’adduce a muglier’ma a Carife!”. Alla fine il Giudice, piuttosto urtato per le evasive risposte fornite da Urbano, chiamò i Militi e lo fece allontanare. Urbano raggiunse il corridoio dove erano in attesa di interrogatorio altri Carifani e, facendosi schermo con la mano sulla bocca, sussurrò ammiccando: “Accussì, s’ futt’n’ li fessa!”
Sembra comunque che alla sommossa abbia partecipato anche qualche donna.
Nel mese di Ottobre del 1899, Sindaco Angelo Raffaele Gallicchio, il Consiglio Comunale fu chiamato a deliberare sul seguente oggetto: “Richiesta di leggi e decreti dal 1809 al 1891 inclusi, distrutti nel 1891 dietro sommossa popolare”. Leggiamo l’atto deliberativo, votato all’unanimità e “pubblicato Domenica 29 ottobre 1899 senza reclami”.
“Il Sindaco Presidente propone all’Adunanza di avanzare istanza al Superiore Ministero dell’Interno, per la concessione gratis di tutte le leggi e decreti dal 1809 al 1891 per corredo di questo Ufficio Comunale essendo andati distrutti quelli esistenti per l’incendio di questo Archivio Comunale, deploratosi nel 1891 a seguito di sommossa popolare.
Il Consiglio sentita la proposta del Sig. Presidente; Ritenuto che veramente è necessario, anzi indispensabile fornire quest’Archivio di tutte le leggi e decreti del Regno, senza di che non potrà funzionare regolarmente questa Segreteria Comunale non avendo la guida delle leggi, in forza delle quali si governa e si ottempera al proprio dovere; Considerato che l’azienda di questo Comunello non permette di acquistare a proprie spese le diverse centinaia di volumi, distrutti dall’incendio suddetto; Ad unanimità delibera: Farsi voti a S.E. il Ministero dell’Interno perché si degni, avuto riguardo allo stato deplorevole di quest’Archivio Comunale, concedere gratis a questo Comune le leggi e decreti distrutti nel 1891, dietro sommossa popolare e segnatamente dal 1809 al 1891 inclusivo”.
Non è dato sapere se il Ministero abbia o meno acconsentito a dare al nostro Comune, a titolo gratuito, quanto richiesto; ci piace comunque immaginare che la richiesta sia stata evasa.
I Registri dell’Anagrafe e dello Stato Civile (Nascite, Matrimoni e Morte) risultano tutti rilasciati in “copia conforme all’originale” dall’Archivio Provinciale di Stato di Principato Ultra in data 14 Maggio 1913: essi partono dal 1809, anno della loro istituzione.

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