LE CREDENZE POPOLARI ANTICHE A CARIFE

Le credenze popolari di Carife, come anche usi, costumi, tradizioni e folclore in genere, sono quelli tipici di un paese agricolo e sono comuni a tutta l’area appenninica meridionale.
Esse sono riconducibili ad alcuni ambiti fondamentali, tra cui il duro lavoro dei campi, la convivenza civile, la medicina popolare, il mondo del magico e del fantastico, la trasformazione e la conservazione dei prodotti agricoli e dell’allevamento.
Le condizioni ambientali di povertà, analfabetismo, isolamento, protrattesi per secoli, hanno lasciato la loro impronta nel carattere degli abitanti del nostro territorio, nel quale hanno ancora molta vitalità le credenze nella stregoneria e nel malocchio ed è ancora frequente il ricorso alla medicina popolare, specialmente tra le persone anziane.
Questa psicologia si riflette nei detti popolari e nei proverbi, molti dei quali sono comuni ad altri paesi, anche lontanissimi, mentre qualcuno ha un sapore locale, strettamente legato a particolari usanze e credenze, rientranti nel termine più vasto di “FOLCLORE”.
Da sempre si è creduto nella stregoneria, un insieme di pratiche tese ad influire sul reale facendo ricorso a poteri magici e mediante l’evocazione di forze soprannaturali. Spesso il termine stregoneria equivale a magia ed il suo elemento caratteristico è la fattura, impiegata per arrecare danno alle persone o per forzarne la volontà, secondo un rituale preciso, radicato soprattutto presso le persone di più basso profilo culturale.
Trovano qui spazio le famose “SCIANARE”, equivalenti alle streghe che si riuniscono e danzano di notte sotto il famoso noce di Benevento.
Un discorso a parte merita “LU PUMP’NAR”, o lupo mannaro, che secondo un’antica tradizione è un uomo che assume l’aspetto di un lupo e ne imita il comportamento; la trasformazione avverrebbe nelle notti di luna piena. Leggende di simili trasformazioni sono molto diffuse nell’Europa del tardo Medioevo, quando la paura dei lupi mannari, che si pensava divorassero neonati e cadaveri, portò ad accusare e condannare molti uomini innocenti, creduti mostri.
Un posto assai importante tocca anche al famigerato “SCAZZAMARIEDDO”, un simpatico mostriciattolo dal pelo rosso che si divertiva, durante le lunghe notti invernali passate senza televisione, ad accovacciarsi sulla pancia dei dormienti che dovevano lottare per disarcionarlo e quindi liberarsene.
Alcune attività agricole, come la raccolta di frutta, sono sottoposte alle fasi lunari. Sempre alle fasi lunari è tuttora sottoposto il sacrificio del povero maiale, che diventa sempre più raro, facendo venir meno un indispensabile momento di incontro e di aggregazione.
Che dire poi delle povere donne, costrette a stare lontane dalla preparazione della salsa e dei salumi durante il ciclo mestruale? Esse non potevano neppure saltare un fosso quando erano incinte, in quanto rischiavano un improbabile aborto, spesso dovuto al duro lavoro che dovevano svolgere anche quando si trovavano in queste condizioni.
Per unire il sacro al profano anche San Sebastiano, martirizzato due volte nel III sec. d.C. dall’imperatore Diocleziano, continua a dettare ciclicamente i tempi per la raccolta, trasformazione e conservazione dei prodotti agricoli e delle derrate alimentari e trova ampio seguito nella sapienza popolare e non solo in quella: chi non segue le scadenze e le ricorrenze cicliche rischia di vedere andare in avaria il prodotto con inacidimenti, marcescenze, fermentazioni, muffe, ecc.
Molti non credono più a queste cose, ma, per non avere scrupoli…si uniformano…

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