LUOGHI DI CULTO A CARIFE

1. LA CHIESA COLLEGIATA DI SAN GIOVANNI BATTISTA

La Collegiata di San Giovanni Battista sorge nel Medioevo nel cuore del centro antico di Carife ed è stata colpita da tutti i terremoti dell’Irpinia fin dalle sue antichissime origini: particolarmente disastrosi sono stati quelli dell’8 Settembre 1694, del 29 Novembre 1732 (il famoso terremoto di Sant’Andrea, che a Carife causò 460 morti e 150 feriti) e quello del 23 Novembre 1980.
Sulla lapide apposta sul portale si legge che il terremoto del 1732 rase al suolo la nostra Collegiata, che fu riedificata ed aperta al culto nel 1754 (Il Dottor Paolo Salvatore, nei suoi “Appunti della Storia di Carife”,  riferisce invece che fu aperta al culto già nel corso del 1742).

L’iscrizione sul portale della Chiesa

L’iscrizione sul portale della Chiesa

TRADUZIONE:

A DIO OTTIMO MASSIMO

QUESTI TEMPLI DEDICATI A GIOVANNI CHE RASI AL SUOLO ORA RISORGONO

SONO STATI RICOSTRUITI A SPESE DEL POPOLO DEL LUOGO

PERCIO’ O TERRA FIN DA QUESTO MOMENTO REPRIMI IL TUO FURORE

OSTILE DAL MOMENTO CHE AI TUOI MOTI SI OPPONE L’AMORE

ANNO DEL SIGNORE 1754

L’espressione plurale “HAEC QUAE…TEMPLA” si può rendere al singolare e tradurre quindi “QUESTO TEMPIO…CHE”…

Lo stemma civico del Comune di Carife collocato sul portale barocco

Lo stemma civico del Comune di Carife collocato sul portale barocco

La sigla RPQC, presente sullo stemma civico in pietra che sovrasta il portale della Collegiata ed anche al centro dell’arco trionfale della navata della Chiesa, potrebbe avere il seguente significato: RESPICE POPULE QUANTAM CARITATEM (TRAD.: GUARDA, O POPOLO, QUANTO AMORE).
Secondo altri invece la sigla potrebbe significare REX POPULUSQUE CARIFII (IL RE E IL POPOLO DI CARIFE).
Nella stretta di mano, presente nello stemma, il popolo di Carife dovrebbe vedere insomma l’affetto e la stima intercorrente nell’Università carifana tra la gente e tra questa e i suoi amministratori dell’epoca.
La Chiesa Madre di Carife è dedicata a Dio Ottimo Massimo ed è intitolata a San Giovanni Battista, viene nominata la prima volta nel 1266; fu dichiarata Collegiata nel 1515 dal Papa Leone X (Giovanni de’ Medici); il Papa Benedetto XIV (Prospero Lorenzo Lambertini) la dichiarò “Collegiata Insigne” con propria Bolla datata 1° Luglio 1774, mentre era Abate Don Francesco Antonio Di Stasio.
Il nome “Collegiata” deriva dal latino Collegium ed indica che presso la Chiesa viveva in passato una Comunità di Sacerdoti, che seguivano una regola comune (Canone, da cui deriva il termine Canonico). A dirigere la nostra Collegiata, stando ai documenti consultati, era un Abate coadiuvato da un Primicerio, da un Tesoriere, da un Cantore e da Canonici, Sacerdoti e Diaconi. Stando al Catasto Onciario di Carife, compilato intorno al 1747 ed archiviato ad Avellino nel 1754, nella nostra Collegiata erano presenti in quegli anni ben 36 Religiosi Secolari.
Da una deliberazione adottata nel 1912 dal Consiglio Comunale di Carife apprendiamo che il Canonico Gaetano Lungarella era “Primicerio Vicario Foraneo” della Collegiata di Carife, vale a dire che era primo iscritto (Primicerio) ed era Vicario Episcopale di una circoscrizione ecclesiastica in cui poteva essere divisa una Diocesi, raggruppante alcune Parrocchie vicine tra di loro e omogenee dal punto di vista sociale. Tra i Canonici “Primicerii” ricordiamo anche Don Luigi Melina.
I compiti del Tesoriere erano ovviamente quelli di tenere la contabilità della Collegiata; Il Cantore durante la liturgia in Chiesa eseguiva, da solo o in coro, i canti con la partecipazione di tutta l’assemblea liturgica. Tra i Canonici Cantori ricordiamo Don Arcangelo Saura e Don Giovanni Floriano Saura, rispettivamente zio e nipote.
Nel corso del XVIII secolo nella nostra “Chiesa Matrice” esistevano le cappelle del Santissimo Sacramento, del Santissimo Rosario, di Santa Maria delle Grazie e della Santa Presentazione; numerose erano anche le Congregazioni: Santa Maria delle Grazie (aveva sede nel Convento sui Fossi), Santissimo Nome di Gesù, Madonna dei Sette Dolori (aveva sede nella Cappella/Oratorio dell’Addolorata, datata 1770), Santissimo Sacramento e Rosario.
L’ultimo Abate della Collegiata è stato Don Vincenzo Tedeschi, nominato nel 1943, poi si sono susseguiti vari Parroci, tra cui ricordiamo Don Gerardo Ruberto dal 1988, Don Renato Pucci, ed ora Don Daniele Palumbo.
In precedenza erano stati Abati esponenti e rampolli delle famiglie più benestanti di Carife: Saura, Salvatore, Ciampone, Schirillo, Addimandi, Carsillo, ecc.. Nel 1863 era Abate della Collegiata San Giovanni Battista di Carife Don Vincenzo Salvatore, che sarebbe poi diventato Vescovo di Gravina (Bari) dal 1872 al 1899. Alcuni Abati, oltre al già citato Canonico Don Gaetano Lungarella, sono stati anche Vicari del Vescovo: fra di essi Don Arcangelo Carsillo, Abate dal 1778, Don Giuseppe Rossetti, Abate dal 1802, nuovamente Don Giuseppe Rossetti dal 1831 (omonimo del precedente?), Don Arcangelo Saura, Abate dal 1843, Angelo Maria Mirra, Abate dal 1924 e Don Vincenzo Tedeschi, Abate dal 1948.
Il disastroso terremoto del 23 Novembre 1980 danneggiò gravemente la nostra Collegiata: il campanile era paurosamente piegato verso la Chiesa, la cui navata era squarciata da numerosissime lesioni; le volte in laterizio avevano brecce e fori ed i mattoni continuavano a cadere. Da subito si rese necessario quindi mettere in sicurezza la Chiesa ed il Campanile ed il compito, come per legge, spettò al Provveditorato alle Opere Pubbliche della Campania.

La facciata della Chiesa danneggiata dal sisma del 1980

La facciata della Chiesa danneggiata dal sisma del 1980

Il lato Sud-Ovest della Insigne Collegiata dopo il sisma del 23 Novembre 1980

Il lato Sud-Ovest della Insigne Collegiata dopo il sisma del 23 Novembre 1980

Il complesso della Collegiata dopo il terremoto (veduta dal lato Ovest)

Il complesso della Collegiata dopo il terremoto (veduta dal lato Ovest)

Successivamente la Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici di Salerno Avellino e Benevento affidò all’ingegnere Michele Candela l’incarico di redigere il progetto di restauro, che è stato “semplice, lineare, leggibile… elegante nelle sue soluzioni che non intaccano né la veste interna dei fastosi stucchi, eseguiti con rara maestria da Domenico Vaccaro, né i paramenti esterni di muratura listata. Contemporaneamente è stato operato un intervento di applicazione dei dispositivi a vincolo provvisorio, intervento pilota, per la prima volta sperimentato in Italia, atto essenzialmente a verificare l’applicabilità pratica di tale tecnologia nell’edilizia storico monumentale” (Mario De Cunzo – già Soprintendente ai BAAAS di SA, AV e BN).

Le strutture che sostengono la volta della Collegiata

Le strutture che sostengono la volta della Collegiata

Particolari dei meccanismi e delle strutture che sostengono la volta

Particolari dei meccanismi e delle strutture che sostengono la volta

La Collegiata fu riaperta al culto il 16 Agosto 1997 e fu inaugurata il 10 Agosto 1998, con grande e sentita partecipazione di tutto il popolo, da S.E. il Vescovo Mons. Eduardo Davino, Parroco Don Gerardo Ruberto.
Recentemente, sotto la direzione dell’Arch. Carmine Cogliani di Castel Baronia, è stata restaurata la facciata della Collegiata ed anche il suo Campanile: la soluzione architettonica e tecnica adottata per quest’ultimo ha lasciato qualche insoddisfazione tra i Cittadini, desiderosi di veder tornare il simbolo di Carife all’antico splendore, dato al monumento dall’Abate Vincenzo Tedeschi nel 1952, anno del suo 25° di sacerdozio, quando la nostra torre campanaria fu sopraelevata di altri due dati o livelli ed in quello sovrastante le campane fu allocato il pubblico orologio.
La facciata della nostra bella Chiesa, il cui progetto con pianta a Croce latina ad unica navata è attribuito alla scuola napoletana (qualcuno parla di allievi del Vanvitelli), è neoclassica di stile romanico, è adornata da un bel portale barocco, da quattro anfore/lampade votive (stranamente nel corso dei vari restauri hanno perduto le “fiamme”…) e da quattro nicchie. L’interno, sempre di stile barocco, fu eseguito con rara maestria da Domenico Vaccaro. Vi è conservata la reliquia del Legno Santo della Croce, portata a Carife dai Marchesi Capobianco, avuta in dono dai Borboni di Spagna, che a loro volta l’avevano avuta a Gerusalemme. E’ custodita in uno splendido reliquiario di fattura spagnola ed i Carifani tutti ne hanno grandissima venerazione. Nella Chiesa c’è anche un bellissimo e grande Cristo Crocifisso in legno del 1757 assai espressivo (forse della Val Gardena), un polittico della Madonna del Rosario del 1585, opera del pittore salernitano Andrea Sabatini, un bel coro ligneo e un bellissimo altare barocco in marmi policromi. Sotto la volta, anche se danneggiato e lacunoso, c’è un affresco che rappresenta il trionfo della Fede. Interessanti ed artistici sono anche il pulpito ligneo, un bel confessionale sempre in legno, alcuni dipinti, la statua della Madonna delle Grazie ed il parapetto dell’organo provenienti dal Convento di San Francesco; su quest’ultimo sono raffigurate scene della vita del glorioso Santo di Assisi, del quale ha voluto prendere il nome il nostro Santo Padre.

Il bel parapetto ligneo dell’organo già nel Convento sui Fossi

Il bel parapetto ligneo dell’organo già nel Convento sui Fossi

Il polittico della Madonna del Rosario

Il polittico della Madonna del Rosario

 Il Crocifisso ligneo della navata sinistra

Il Crocifisso ligneo della navata sinistra

Particolare degli stucchi della volta del transetto

Particolare degli stucchi della volta del transetto

Affresco della volta che rappresenta il Trionfo della Fede

Affresco della volta che rappresenta il Trionfo della Fede

Un vero e proprio tesoro, oltre che una miniera di notizie, è rappresentato dai Libri Parrocchiali, presenti nella casa canonica. Scrive Maria Sciretta, autrice di una pregevole ricerca pubblicata a cura dell’Amministrazione Comunale di Carife nel 1991 dal titolo “La popolazione di Carife nel settecento attraverso i libri parrocchiali”: Quasi ogni parrocchia possiede un archivio e una chiesa parrocchiale senza archivio o senza libri ci dà la sensazione di incontrarci con una realtà menomata, con un mondo senza radici (questa affermazione è contenuta in G. De Rosa, Vescovi, popolo e magia nel sud, Napoli, Guida, 1983, pag. 227). La chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista di Carife è l’unica nella zona che conservi per il XVIII secolo, oltre ad una serie continua e discretamente conservata di registri di battesimo, matrimonio e morte, anche numerosi stati d’anime. I registri sono integri e completi, e le notizie fornite da ciascuna serie sono buone da un punto di vista quantitativo e in parte anche qualitativo. Parte dell’archivio andò bruciata il 4 gennaio 1899 e quello che fu recuperato venne conservato in un luogo umido. Su molti libri, infatti, si notano tracce di umido e di bruciato”.
La Chiesa Collegiata di San Giovanni Battista ha oggi bisogno di alcuni interventi urgenti, necessari per una più tranquilla, serena, sicura e comoda frequenza da parte dei fedeli ed è necessario che tutti, ma proprio tutti offrano il loro contributo.

Interno della Collegiata e l’Altare Maggiore

Interno della Collegiata e l’Altare Maggiore

Lapide con i nomi di Abati e Parroci della Collegiata dal 1266

Lapide con i nomi di Abati e Parroci della Collegiata dal 1266

ABATI E PARROCI DAGLI INIZI DEL ‘900 AI GIORNI NOSTRI

1. Don Elzeario De Angelis fu Abate della Collegiata dal 1872 al 1903, anno in cui   morì;

2. Don Benedetto Salvatore, nato il 23 Marzo 1869 da Antonio e da Raffaela Santoro, fu Abate e rimase in carica fino alla data della morte, avvenuta il 3 Gennaio 1924;

3. Don Angelo Maria Mirra, nato il 14 Maggio 1876 da Giacomo e da Giovanna Repoli, fu Abate dal 1924 e rimase in carica fino al 14 Maggio 1943, anno in cui si trasferì     presso il Seminario di Sant’Andrea di Conza, dove insegnò  fino alla morte;

4. Don Vincenzo Tedeschi, nato il 3 Maggio 1905 da Vito Serafino e da Emilia Loffa, diventò Abate della Collegiata nel 1948 e rimase in carica fino al 1° Aprile 1996,   giorno in cui morì;

5. Don Gerardo Ruberto, Parroco dal 1988, rimasto in carica fino al giorno del suo  trasferimento a Vallata;

6.  seguì Don Renato Pucci;

7.  “Dulcis in fundo”… Don Daniele Palumbo da Grottaminarda.

La Collegiata prima del terremoto del 23 Novembre 1980

La Collegiata prima del terremoto del 23 Novembre 1980

La facciata della Collegiata San Giovanni Battista di Carife dopo il restauro

La facciata della Collegiata San Giovanni Battista di Carife dopo il restauro

 

IL CROCIFISSO E LE OPERE PRESENTI NELLA COLLEGIATA DI  CARIFE

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La navata della Collegiata S. Giovanni Battista

La navata della Collegiata S. Giovanni Battista

L’artistico e fortemente espressivo Crocifisso ligneo

L’artistico e fortemente espressivo Crocifisso ligneo

Nella Chiesa San Giovanni Battista di Carife sono custodite numerose e pregevoli statue, restaurate dopo il terremoto a cura della Soprintendenza ai Beni Culturali, oltre a due opere d’arte assai significative: nel braccio sinistro del transetto un bellissimo e drammaticamente espressivo Crocifisso ligneo anteriore, con ogni probabilità, al 1687 e collocato su di un altare eretto nel 1865.
Nel braccio destro del transetto, su di un altare fatto erigere nel 1866 per devozione da Filippo Pastore, troneggia il quadro della Madonna del Rosario contornato da scene della vita di Gesù del 1585, unanimemente attribuito alla scuola del salernitano Andrea Sabatini.

IL BEL QUADRO DELLA MADONNA DEL ROSARIO

IL BEL QUADRO DELLA MADONNA DEL ROSARIO

Sotto la volta della Chiesa si trova un altro capolavoro: un affresco del Marziano  datato 1774, rappresentante Il trionfo della Fede.

AFFRESCO DEL TRIONFO DELLA FEDE

AFFRESCO DEL TRIONFO DELLA FEDE

Sormonta gli stalli del bel coro ligneo una bella tela raffigurante San Giovanni  Battista che predica nel deserto.

LA TELA DI SAN GIOVANNI

LA TELA DI SAN GIOVANNI

Un cenno merita anche la bella edicola con Crocifisso collocata nel rione che porta questo nome, verso le Fontanelle, recentemente restaurato dal concittadino  Vincenzo Di Palma e benedetto dal Salesiano Don Giuseppe Salvatore, originario di Carife.

LA BENEDIZIONE DEL CROCIFISSO

LA BENEDIZIONE DEL CROCIFISSO

PRIMA DEL RESTAURO (MOLTE DELLE PERSONE DELLA FOTO NON CI SONO PIU’)

PRIMA DEL RESTAURO (MOLTE DELLE PERSONE DELLA FOTO NON CI SONO PIU’)

IL CAMPANILE PRIMA DEL TERREMOTO

IL CAMPANILE PRIMA DEL TERREMOTO

 

2. IL CONVENTO DI SAN FRANCESCO NEL BORGO ANTICO DI  CARIFE

 

Carife: il Borgo Antico ieri

Carife: il Borgo Antico ieri

Carife: il Borgo Antico oggi

Carife: il Borgo Antico oggi

POSUIT HUMILEM DEUS IN SUBLIME (DIO COLLOCO’ IN ECCELSO UN UMILE)

POSUIT HUMILEM DEUS IN SUBLIME
(DIO COLLOCO’ IN ECCELSO UN UMILE)

L’antico Convento di San Francesco, detto anche della Madonna delle Grazie, è situato nel rione “Fossi”, il Borgo Antico di Carife, ed è sicuramente uno dei luoghi più importanti e cari nella memoria collettiva della nostra Comunità. Padre Riccardo Fabiano (O.F.M.) è lo studioso sicuramente più attento e scrupoloso di questo nostro bel monumento storico, culturale e religioso e di esso si è occupato in vari articoli pubblicati dalla rivista VICUM; inoltre ha dato alle stampe anche un prezioso libro sullo splendido rapporto sempre intercorso nei secoli tra i Carifani,San Francesco e i Frati che si ispirano ed uniformano alla sua Regola e naturalmente la vivono.
Il nostro Convento, ma naturalmente anche il Paese, hanno avuto varie vicissitudini e sono stati ripetutamente colpiti da disastrosi terremoti (almeno 5 negli ultimi 200 anni). Il più grave per la nostra Comunità fu sicuramente quello del 29 Novembre 1732, detto anche di Sant’Andrea (X-XI grado della Scala Mercalli, pari ad una magnitudo 6,6 sulla Scala Richter). Il terremoto, che fece anche un gran numero di morti, rase al suolo Carife. La Chiesa Collegiata, dedicata a San Giovanni Battista e l’antico Convento Francescano furono completamente distrutti. I danni di quel tremendo sisma sono tragicamente riassunti nell’iscrizione che fu collocata nel 1755 alla base del Monumento alla Croce, voluto dal Popolo di Carife e dal Marchese Pasquale Capobianco, che sotto le macerie del suo palazzo aveva perso gran parte della sua famiglia.
La Chiesa che si trova ora sui “Fossi” fu costruita nel 1749, proprio accanto al Convento dei Frati Minori Conventuali, soppresso dal tristemente famoso Decreto, emanato da Gioacchino Murat in data 21 Dicembre 1809. Successivamente, con Provvedimento n. 2038, adottato il giorno 4 Marzo 1837, Re Ferdinando di Borbone decretava: “…concede per uso del culto divino alla congregazione di S. Maria delle grazie nel comune di Carife in Principato ulteriore la chiesa del soppresso munistero de’ Minori conventuali, di proprietà di esso comune, a norma delle condizioni proposte dal decurionato, e da essa congrega accettate, e salvo sempre al comune il padronato di detta chiesa”. I rapporti tra Comune e Congrega però non furono sempre pacifici, leali e idilliaci.

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Decreto di concessione del Convento alla Congregazione di S. Maria delle Grazie

Decreto di concessione del Convento alla Congregazione di S. Maria delle Grazie

Il  violento terremoto del 23 Luglio 1930, il terremoto del Vulture, offrì il pretesto per assestare un durissimo colpo alla nostra bella Chiesa/Convento: improvvidamente e “selvaggiamente” si provvide a distruggere il vecchio e bel soffitto a cassettoni in legno ed al suo posto fu gettato in opera un orrendo solaio, costituito da putrelle di ferro e tavelloni d’argilla, e i muri perimetrali furono collegati con catene. Il tipo di copertura era “spingente” rispetto alla muratura perimetrale ed amplificò a dismisura i danni prodotti alla nostra Chiesa, colpita anche dal terremoto del 21 Agosto 1962, dal terribile sisma che colpì il nostro Paese la sera del 23 Novembre 1980.

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La facciata del Convento all’indomani del terremoto del 23 Novembre 1980

La facciata del Convento all’indomani del terremoto del 23 Novembre 1980

Il portale baroccheggiante del Convento dopo il restauro

Il portale baroccheggiante del Convento dopo il restauro

Il compianto Stefano Melina osserva sconsolato le campanelle del Convento cadute

Il compianto Stefano Melina osserva sconsolato le campanelle del Convento cadute

Le campanelle del Convento oggi, dopo il restauro

Le campanelle del Convento oggi, dopo il restauro

Dopo quel violentissimo terremoto, di magnitudo 6,9 sulla scala Richter, i nostri paesini/presepi vennero tragicamente alla ribalta nazionale e mondiale e si scoprì che in essi, nelle loro Chiese, nei loro Centri Storici si celavano immensi e inaspettati tesori d’arte, che rischiavano di essere cancellati e di sparire per sempre.
La competente Soprintendenza intervenne sui nostri monumenti con opere di salvaguardia e nel caso del nostro Convento fu fatta una copertura provvisoria in lamiera ondulata, che spesso volò via sotto l’effetto dei venti e le intemperie apportarono ulteriori danni alla struttura. La Chiesa fu spesso visitata da ladruncoli privi di scrupoli e arredi, paramenti sacri e documenti finirono per terra e andarono perduti per sempre. Perfino i cani ed i piccioni vi entravano ed uscivano a loro piacimento. Fortunatamente la Soprintendenza aveva provveduto in tempo a staccare dai muri diversi quadri e dipinti, che erano conservati nella nostra Chiesa: essi furono portati a Napoli, dove sarebbero stati in seguito restaurati. Analoga sorte toccò alle statue: quelle integre, tra cui una stupenda ed artistica Madonna delle Grazie in legno, furono conservate a lungo a Carife, in locali messi a disposizione dal Comune, visto che anche la Chiesa Collegiata era stata danneggiata gravemente e i lavori di consolidamento erano in corso da tempo.
I quadri, dipinti ad olio su tela, sono collocabili tutti nel XVIII Secolo e gran parte di essi appartengono alla mano di uno stesso artista, che dimostra di essere in possesso di un’ottima tecnica pittorica e di una straordinaria e squisita sensibilità nell’uso sapiente dei colori, delle loro sfumature, del drappeggio e delle ombreggiature. I colori maggiormente usati o prevalenti sono il rosso, il blu, il giallo ocra e il colore oro; ricorre spesso, con sorprendenti effetti, la tecnica dello “sfumato”. I canoni sono quelli tipici della pittura napoletana del ‘700, influenzata soprattutto dal Solimena, dal Vaccaro, dal Giordano e dai loro allievi, attivi fra “centro” e “periferia”. Ovviamente anche il “passaggio” a Napoli del Caravaggio nel XVII Secolo era stato determinante per lo sviluppo della pittura napoletana, con la conseguente nascita di un cospicuo numero di seguaci, che contribuirono considerevolmente alla formazione della corrente del cosiddetto “caravaggismo”.
I nostri dipinti non sono firmati e non sono quindi attribuibili ad un artista/pittore specifico o conosciuto, cosa questa che possono fare solo critici e studiosi specializzati, che dispongano di tutti i confronti; ma l’impresa risulta veramente titanica…
Le condizioni della Chiesa erano davvero disperate quando, più di venti’anni dopo il terremoto, finalmente si intervenne per effettuarne il recupero ed il consolidamento; l’appalto fu aggiudicato all’Impresa Iapicca Costruzioni, sotto la Direzione dell’Arch. Dionigi Santoro e dell’Ing. Rocco Manzi, che avevano redatto anche il progetto dei lavori.
Il nostro Padre Riccardo Fabiano era stato attivo promotore del restauro di questo straordinario monumento del nostro Paese.
Non si provvide però a “svuotare” delle ossa dei defunti le cripte/cappelle funerarie ubicate sotto il pavimento della Chiesa; questa operazione era stata fatta invece accuratamente sotto la Chiesa Collegiata San Giovanni Battista: centinaia di sacchi di ossa, sapientemente distinte, furono trasportate nella fossa comune, costruita dopo il sisma del 1980 nel vecchio Cimitero di Contrada Tierzi. I corpi dei sacerdoti erano sepolti sotto l’altare maggiore ed una lapide, ora in sacrestia, riporta HIC CONDITA SUNT SACERDOTUM CORPORA (Qui sono sepolti i corpi dei Sacerdoti). Vestiti dei paramenti erano collocati seduti su delle sedie e gli scheletri erano ancora ben visibili.
Diecine di scheletri e di ossa indistinte sono ancora sotto il Convento. Padre Riccardo ha fatto un elenco preciso delle persone sepolte nelle due cappelle funerarie dal 1803 al 1867. L’elenco è riportato a pag. 51 e seguenti della rivista VICUM del Dicembre 1994; “dal 4 agosto 1809 (mese ed anno della soppressione) al 4 agosto 1817 nessuno fu seppellito”, aggiunge Padre Riccardo.
L’elenco comprende 69 persone, molte delle quali morte in tenerissima età. Non mancano esponenti e Notabili del paese (Ciampone, Addimandi, Melina, Flora, Schirillo, Pezzano), alcuni esponenti dei marchesi Capobianco, un notaio , diversi religiosi, ecc.
Moltissimi dei cognomi elencati nei libri parrocchiali dei Defunctorum sono tuttora presenti a Carife.
Purtroppo l’organo che una volta abbelliva e completava il nostro Convento, con scelta assai discutibile, è stato traslato nella Chiesa Collegiata, unitamente al bel confessionale in legno. Padre Riccardo annota: “Chi può contare le Assoluzioni in nome di Cristo Risorto che i Conventuali Sacerdoti hanno impartito a Carife in tanto tempo?” (VICUM – Dicembre 1994, pag. 49).
Amara sorte, (o forse più “calda”?), è toccata invece allo stemma o simbolo francescano delle due braccia congiunte sul petto ad abbracciare la Croce, e che sovrastava l’acquasantiera collocata a sinistra, appena dopo l’ingresso del Convento: è finito incastonato sul camino della casa canonica.

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L’antica acquasantiera del Convento ieri e oggi

L’antica acquasantiera del Convento ieri e oggi

Il simbolo Francescano “Traslocato” nella Casa Canonica

Il simbolo Francescano “Traslocato” nella Casa Canonica

La lapide che ricorda la riapertura al culto del Convento (17 agosto 2003)

La lapide che ricorda la riapertura al culto del Convento (17 agosto 2003)

Nel Convento ovviamente c’erano molte statue di Santi e pregevoli tele, tutte appartenenti al XVIII secolo, che inizia nel 1701 e termina nell’800, rimosse e portate in sicurezza ed al restauro da parte della competente Soprintendenza. Particolarmente bella e “miracolosa” nella fede popolare è una statua in legno della Madonna delle Grazie con Bambino, una di San Michele Arcangelo, un mezzobusto di San Biagio, un mezzobusto di San Luca Evangelista, un Sant’Antonio da Padova e un bel Gesù Nazareno.
I dipinti, sui quali ci siamo dilungati in precedenza, rappresentano “l’approvazione della Regola francescana da parte del Papa Onorio III, di cm. 142 per 268, che era collocata sulla porta della Chiesa di fronte all’Altare maggiore; di S. Antonio col Bambino, di cm. 210 per 130; della Madonna del Carmine con S. Lucia, Santo Vescovo, Santa, San Liberatore, di cm. 132 per 210; della Madonna Immacolata, con cornice, di cm. 131 per 200; di San Francesco tra S. Chiara, S. Bonaventura, Santo Vescovo, con cornice, di cm. 130 per 210; del Ritratto di Papa Clemente XIV, appartenente all’Ordine dei Conventuali, con cornice, di cm. 72 per 86; di S. Giuseppe da Copertino, appartenente all’Ordine dei Conventuali, con cornice di legno, staccata, di cm. 65 per 75; della Pietà (Addolorata e Gesù Morto) con cornice, di cm. 65 per 75 del sec. XiX.
Le tele dell’Immacolata, di San Francesco, di S. Antonio, della Madonna del Carmine erano collocate sui rispettivi Altarini” (cfr. Padre Riccardo Fabiano in VICUM del Dicembre 1994).
Continua Padre Riccardo:
“Sul confessionale, bisognoso di restauro, è ancora leggibile il messaggio del perdono di Nostro Signore Gesù Cristo: Confide, fili, remittuntur tibi peccata tua. (Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati – Matteo, 9, 2)

Presso l’Altarino della Madonna Immacolata è incassata una pietra con questa scritta:

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ALTARE HOC OMNIPOT

DEO IN HONOREM SS IMMACU-

LATAE CONCEPTIS B.M.V. ERECTUM

PRIVILEGIO  QUOTIDIANO PERPETUO

AC LIBERO PRO OMNIBUS DEFUNCTIS

AD QUOSCUMQUE SACERDOTES  VIGO-

RE BREVIS BENEDICTI PAPAE XIV DIE IV

OCTOBRIS MDCCLI INSIGNITUM

ATQ A MINISTRO GENERALI OR-

DINIS X APRILIS MDCCLIII

DESIGNATUM

Questo altare eretto a Dio Onnipotente in onore della Santissima Immacolata Concezione Beata Vergine Maria è insignito del privilegio quotidiano perpetuo e libero a favore di tutti i Defunti per qualsiasi Sacerdote (celebrante) in forza del breve di Papa Benedetto XIV del quattro Ottobre 1751 e (questo altare) è stato designato (a questo privilegio) dal Ministro Generale dell’Ordine (dei Conventuali) il dieci aprile 1753”
Addossato alla parete di fondo della Chiesa, dietro l’Altare maggiore, sopra una pensilina lignea, sostenuta da colonne ugualmente lignee, era sistemato il grande Organo a canne di stagno, con tastiera e mantice a mano. Vi si accedeva da una stretta scalinata di legno dal Coro inferiore e dalla porta esterna a livello, ora murata, che immetteva nel Convento e nel Giardino” (Padre Riccardo Fabiano, luogo citato).

La porta laterale del Convento da cui si accedeva all’organo

La porta laterale del Convento da cui si accedeva all’organo

La porta è stata riaperta, per motivi logistici, in concomitanza con il restauro  conservativo del Convento.

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Una parte dell’organo del Convento ora collocato nella Collegiata S. Giovanni Battista

Una parte dell’organo del Convento ora collocato nella Collegiata S. Giovanni Battista

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Il pulpito ed il confessionale appartenenti al Convento di San Francesco

Il pulpito ed il confessionale appartenenti al Convento di San Francesco

Sul parapetto dell’organo sono rappresentate scene della vita di San Francesco, il grande Santo di Assisi, Patrono d’Italia, del quale ha voluto prendere il nome il nostro Santo Padre.
Riferisce sempre Padre Riccardo nel suo articolo che, all’interno del mantice, furono ritrovate due interessanti lettere manoscritte, relative all’organo.
Sono stati “trasferiti” nella Chiesa Collegiata anche il bel pulpito ligneo ed il confessionale sempre in legno, i dipinti, la statua della Madonna delle Grazie ed il parapetto dell’organo del Convento di San Francesco.
Il Convento è stato finalmente riaperto al culto il 17 Agosto 2003 ed oggi, con splendida iniziativa ed apprezzabilissimo senso religioso e civico, Don Daniele Palumbo, Parroco stimatissimo di Carife, restituisce alla nostra Chiesa i quadri che ad essa appartenevano ed appartengono. E’ lecito pensare che Don Daniele voglia adoperarsi affinchè tutto ciò che apparteneva al Convento venga in esso riportato.

La facciata del Convento restaurato

La facciata del Convento restaurato

Interno del Convento oggi

Interno del Convento oggi

L’Altare maggiore del Convento fatto erigere nel 1883 da Francesco Pezzano

L’Altare maggiore del Convento fatto erigere nel 1883 da Francesco Pezzano

Francesco Pezzano fondatore  del Monte Frumentario dei Poveri

Francesco Pezzano fondatore del Monte Frumentario dei Poveri

 

I DIPINTI DEL CONVENTO SAN FRANCESCO DI CARIFE

Apoteosi di San Francesco con Santa Chiara ed altri Santi

Apoteosi di San Francesco con Santa Chiara ed altri Santi

Particolare con Vescovo e Santo (San Bonaventura?)

Particolare con Vescovo e Santo (San Bonaventura?)

Particolare con Santa Chiara ed altra Santa

Particolare con Santa Chiara ed altra Santa

Madonna Immacolata circondata da angioletti

Madonna Immacolata circondata da angioletti

Particolare degli angioletti di sinistra

Particolare degli angioletti di sinistra

Particolare del Drago/diavolo che avvolge il mondo

Particolare del Drago/diavolo che avvolge il mondo

Madonna del Carmine con Santa Lucia e San Liberatore (San Vito?)

Madonna del Carmine con Santa Lucia e San Liberatore (San Vito?)

Particolare superiore del quadro precedente

Particolare superiore del quadro precedente

Particolare di Santa Lucia

Particolare di Santa Lucia

Particolare del cane

Particolare del cane

 

3. LA CHIESETTA ORATORIO DELLA MADONNA ADDOLORATA

La Chiesetta/Oratorio dell’Addolorata

La Chiesetta/Oratorio dell’Addolorata

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