IL RINVENIMENTO DELLA STATUETTA DEL DIO ARPOCRATE FANCIULLO

Durante le frequenti visite del Prof. Werner Johannowsky a Carife spesso facevamo insieme escursioni sul territorio, alla ricerca di tracce ed indizi archeologici. Io ero con lui nelle vesti di ispettore onorario del Ministero dei Beni Culturali, regolarmente tesserato.
Un giorno, alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, mentre esploravamo un terreno da poco arato ai Piani di Castel Baronia nei pressi dell’impianto/silos di lavorazione di inerti e di preparazione di calcestruzzo di proprietà del Sig. Rocco Famiglietti, deceduto qualche tempo fa, questi, che ci conosceva molto bene, si avvicinò un signore e ci riferì di aver visto nell’abitazione del suo parente Pasqualino Famiglietti, che si trovava poco distante poco distante da lì, una statuetta in pietra priva della testa.
Werner, allora Soprintendente archeologico di AV-SA-BN, si mostrò subito interessato e decise di andare immediatamente a vedere il manufatto; percorremmo circa un chilometro ed arrivammo ad una casa di campagna, dove proprio Pasquale Famiglietti ci condusse subito in garage: in un angolo, sul pavimento, c’era una statuetta in marmo di bambino priva della testa, di grandezza naturale, piena di polvere e di schizzi di cemento.
Dall’espressione che vidi sul volto di Werner capii immediatamente che doveva trattarsi di cosa di estrema importanza. Il giovane, che lavorava come operario/autista presso l’azienda del parente Rocco Famiglietti, che ci aveva accompagnati da lui, riferì di averla rinvenuta al di sotto di Piano la Sala di Carife, mentre con il suo escavatore effettuava uno scavo.
Il Professore si impegnò ad avviare la pratica per la corresponsione del premio di rinvenimento spettante, previsto per legge, se lo avesse consegnato. Il premio fu poi regolarmente erogato.
La bellissima statuetta ci fu consegnata e venne portata a Carife sul Comune di Carife, dove, collocata su di un basso tavolino di vetro, rimase per qualche mese in compagnia del sindaco, che se la godeva e se la coccolava.
Sempre in questa sede comunale erano state portate, nel corso del 1981, anche due iscrizioni funebri provenienti da Serra di Marco di Castel Baronia: erano murate nella casa di Emilio Lungarella, crollata a causa del terremoto del 23 novembre 1980.
Successivamente la statuetta, con regolare verbale sottoscritto dal sindaco e da un funzionario, fu consegnata alla Soprintendenza Archeologica di Salerno.
Le elezioni amministrative del 1990 favorirono l’ingresso sul comune di Carife di una nuova lista, che è in carica, senza soluzione di continuità dal 1990 ad oggi.
Il sindaco uscente, il Prof. Raffaele Loffa, era stato eletto consigliere provinciale e nella veste di assessore alla Pubblica Istruzione, Edilizia Scolastica e Cultura curò l’organizzazione di una mostra dei reperti provenienti dagli scavi effettuati a Carife e Castel Baronia; curò anche l’organizzazione di una mostra sulla preistoria della stessa area.
Fu chiamato a far parte della Commissione, voluta dal beneventano di Ceppaloni Ferdinando Facchiano, Ministro per i Beni Culturali ed Ambientali, nel VI governo Andreotti. La Commissione lavorò all’organizzazione dell’anno di studi dedicato ai Sanniti e della mostra che si tenne poi a Roma nel 2000: presso le terme di Diocleziano furono esposti i corredi funebri di 5 tombe rinvenute nei territori di Carife e di Castel Baronia, ora in mostra presso il MAC di Carife. Ovviamente tra i membri della Commissione voluta da Facchiano c’era anche il prof. Johannowky.
Qualche tempo dopo il Prof. Johannowsky, fu promosso Ispettore del Ministero dei Beni Culturali ed al suo posto, in qualità di soprintendente, subentrò a Salerno la dott.ssa Giuliana Tocco Sciarelli.
Johannowsky però continuò a frequentare assiduamente Carife e la nostra zona e pubblicò vari studi sulle scoperte archeologiche che lo avevano visto impegnato in prima linea dopo il terremoto del 1980, unitamente ai suoi più stretti collaboratori, sopra tutti le dott.sse Matilde Romito e Giovanna Gangemi, notissime e bravissime archeologhe.
L’illustre studioso avrebbe meritato il conferimento della cittadinanza onoraria da parte di Carife: mi pento amaramente di non averci pensato quando potevo e dovevo farlo. Il suo attaccamento al nostro paese, alla sua gente, alla nostra storia, alla nostra archeologia, alla nostra vita quotidiana fu davvero commovente.
Il Prof. Johannowsky lavorò a lungo alla stesura di un articolo sulla Via Appia e aveva continuamente bisogno di riscontri sul terreno: prendeva l’autobus a Napoli (non guidava) scendeva a Grotta, dove spesso qualcuno di noi lo andava a prendere e lo ospitava poi a casa. Si aggirava con la sua inseparabile borsa e con la macchina fotografica a tracolla per le vie del paese, partecipava ai nostri carnevali, era uno di noi insomma…
Spesso mi chiamava di notte per chiedere ragguagli ed informazioni sul territorio e mi metteva al corrente di ciò che stava scrivendo. L’articolo sarebbe stato pubblicato dopo la sua morte…
Sempre durante le sue venute a Carife incontrammo di nuovo il sig. Rocco Famiglietti, che invitò me ed il prof. Johannowsky a casa sua a Castel Baronia. Ci offrì un caffé e ci mostrò, soddisfatto e contento, due reperti archeologici in suo possesso: erano custoditi su di una mensola nell’ampio e bel soggiorno: si trattava di una testa riccioluta di fanciullo in marmo e di un mascherone di argilla a volto umano di tipo italico.
Il compianto Rocco Famiglietti riferì al prof. Johannowsky, che intanto li esaminava e li fotografava, che i due reperti erano stati rinvenuti nello stesso posto in cui era stata recuperata la statuetta e che, se si fosse aperto finalmente il museo, li avrebbe consegnati ben volentieri.
Werner, felice e soddisfatto come solo lui sapeva dimostrare, fregandosi le mani e trattenendo il fiato, ci fece notare che la testa era compatibile con la statuetta ritrovata e consegnata in precedenza: il tipo di materiale di cui era fatta, il taglio e soprattutto la presenza di un chiodo conficcato nel collo indicavano che essa apparteneva sicuramente alla statuetta recuperata qualche anno prima.
Il Prof. Johannowsky comunicò al Sig. Famiglietti che lo riteneva consegnatario/depositario dei due reperti, in attesa del ritiro da parte della Soprintendenza a seguito di avvio della pratica di corresponsione del premio di rinvenimento, come previsto dalle vigenti disposizioni di legge.
Il luogo in cui era stata trovata la statuetta e gli altri due reperti si trovava immediatamente a valle del sito in cui, in territorio di Carife (località Piano La Sala) su di un pianoro a qualche centinaio di metri dal Fiume Ufita, in proprietà di Raffaele Santoro era stata localizzata una stazione di culto, databile al II secolo a. C., con pavimento in cocciopisto e muri in opera cementizia, indagata e rilevata a seguito di scavo da parte della Soprintendenza.
In quella che doveva essere la stipe votiva furono trovati anche i resti di molti balsamari fusiformi, tipici del periodo.
La statuetta, inequivocabilmente ellenistica, appartiene alla tipologia del “fanciullo che strozza l’oca” di tipo Efeso ed è in marmo pario. Il Prof. Johannowsky ne fece menzione nel Convegno di Venosa, che si tenne dal 23 al 25 Aprile del 1987 avente come tema “L’espansionismo romano nel sud-est d’Italia – Quadro archeologico”. Nella nota n. 49 della sua relazione, intitolata “L’abitato tardo-ellenistico a Fioccaglia di Flumeri e la romanizzazione dell’Irpinia”, pubblicata poi negli Atti del Convegno, affermò che si trattava di “una statuetta in marmo di Arpocrate”, antica divinità spesso rappresentata proprio in figura di bambino paffutello e riccioluto.

La statuetta in marmo pario recuperata. Lato A

La statuetta in marmo pario recuperata. Lato A

 

Il paffutello fanciullo/Arpocrate. Lato B

Il paffutello fanciullo/Arpocrate. Lato B

NOTA BENE: Le foto, in mio possesso, furono da me scattate mentre la statuetta si trovava nel Comune di Carife, in cui all’epoca svolgevo le mansioni di sindaco protempore.